Scienza e Tecnologia

Consegnati a Berna i Premi Balzan 2025

I “Nobel italo-svizzeri” andati a tre ricercatori statunitensi e un francese per fisica atomica, immunologia, democrazia e storia dell’arte

  • 2 ore fa
I vincitori dei Premi Balzan 2025, da sinistra: Christophe Salomon, Rosalind Krauss, Josiah Ober e Carl H. June

I vincitori dei Premi Balzan 2025, da sinistra: Christophe Salomon, Rosalind Krauss, Josiah Ober e Carl H. June

  • Fondazione Balzan - Peter Mosimann
Di: Red. giardino di Albert / Simone Pengue 

Un’atmosfera formale e curata, tipica delle grandi occasioni. Nella sala del Palazzo Federale di Berna, la sera del 14 novembre non si è parlato di questioni politiche, ma di fisica atomica, immunologia, arte contemporanea e democrazia ateniese. È il Premio Balzan, consegnato quest’anno ai ricercatori Christophe Salomon, Carl H. June, Rosalind Krauss e Josiah Ober dalla Presidente del Consiglio nazionale della Confederazione Svizzera, Maja Riniker. Un’occasione organizzata dalla Fondazione Internazionale Balzan, che funge da ponte tra due Paesi, Svizzera e Italia, e tra due mondi della conoscenza, quello scientifico e quello umanistico. 

“Che il confine tra le discipline non siano muri, ma ponti. Ponti che collegano idee, metodologie e modi di pensare per comprendere meglio il mondo e far progredire l’umanità”, commenta Yves Flückiger, presidente delle Accademie Svizzere delle Arti e delle Scienze, che ha contribuito a organizzare il Forum Interdisciplinare dei Premiati Balzan giovedì 13 novembre presso il Municipio di Berna. 

I premiati in ambito umanistico

Rosalind Krauss, professoressa alla Columbia University di New York (Stati Uniti), è stata premiata per la storia dell’arte contemporanea «per gli eccezionali risultati accademici e per il suo ruolo fondamentale nell’affermazione dell’arte contemporanea come campo di ricerca». L’altro premio umanistico è stato assegnato al professore della Stanford University (Stati Uniti) Josiah Ober per le scienze dell’antichità, in particolare per i suoi studi sulla democrazia ateniese dell’Antica Grecia, di cui ha saputo individuare i fattori determinanti e ricontestualizzarli nel mondo contemporaneo. 

«Penso che la democrazia sia davvero difficile. In realtà è storicamente piuttosto rara. Sembra quasi inevitabile, ma di fatto, guardando alla storia, è molto difficile da ottenere. È molto più semplice instaurare un’autocrazia, avere qualcuno che gestisce tutto e dice “questo è l’unico modo possibile”. Non credo che l’attuale sensazione di divisione sia una situazione così insolita. Se le persone pensano che la democrazia sia il problema, suggerisco di leggere la storia dell’autocrazia», commenta Josiah Ober, riferendosi all’attuale contesto politico internazionale.

Riascolta qui le puntate de "Il Simposio"

Socrate
  • Il Simposio (1./10)

    Colpo di scena 18.09.2023, 13:30

  • Il Simposio (2./10)

    Colpo di scena 19.09.2023, 20:00

  • Il Simposio (3./10)

    Colpo di scena 20.09.2023, 20:00

  • Il Simposio (4./10)

    Colpo di scena 21.09.2023, 20:00

  • Il Simposio (5./10)

    Colpo di scena 22.09.2023, 20:00

  • Il Simposio (6./10)

    Colpo di scena 25.09.2023, 20:00

  • Il Simposio (7./10)

    Colpo di scena 26.09.2023, 20:00

  • Il Simposio (8./10)

    Colpo di scena 27.09.2023, 20:00

  • Il Simposio (9./10)

    Colpo di scena 28.09.2023, 20:00

  • Il Simposio (10./10)

    Colpo di scena 29.09.2023, 20:00

Cellule CAR-T contro i tumori

 In ambito scientifico, Carl H. June, professore all’Università della Pennsylvania (Stati Uniti), ha ricevuto il premio per la categoria “Terapia genica o con cellule geneticamente modificate”. I suoi lavori sono stati non solo pionieristici, ma anche seminali. È stato infatti tra i primi, assieme ad altri ricercatori, a sviluppare terapie basate sulle cosiddette cellule CAR-T. Un termine forse poco diffuso nel linguaggio comune, che in medicina, soprattutto in immunologia e oncologia, rappresenta una delle frontiere terapeutiche più promettenti: linfociti T riprogrammati per riconoscere e attaccare i tumori. 

Le cellule CAR-T possono uccidere le cellule tumorali direttamente o richiamando altri elementi del sistema immunitario. Il processo consiste nel prelevare i linfociti T del paziente, modificarne il DNA in laboratorio e reinfonderli, permettendo loro di combattere attivamente il cancro. 

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55:15

Una cura da cammello, la rivoluzione dei nanocorpi

Il giardino di Albert 09.11.2024, 16:55

  • ©2023 ARTE France - SEPPIA

«Non è come i farmaci normali, che si assumono e poi si degradano. Le cellule CAR-T si moltiplicano e, quando i bersagli tumorali scompaiono, diventano cellule della memoria (immunologica, ndr). Ora lo sappiamo perché, a distanza di 15 anni, molti dei nostri pazienti hanno ancora cellule CAR-T: è il primo “farmaco vivente”», spiega il professore. Recenti studi hanno inoltre acceso forti speranze sull’impiego delle cellule CAR-T anche per trattare alcune malattie autoimmuni. 

Gli orologi atomici

Christophe Salomon, premiato per la categoria “atomi e misura ultraprecisa del tempo”, è direttore emerito della ricerca al laboratorio Kastler Brossel di Parigi, istituzione di fama mondiale nella fisica atomica. Nel corso dei decenni, le ricerche di Salomon hanno contribuito in modo fondamentale allo sviluppo degli orologi atomici con atomi freddi. 

Gli orologi atomici sono dispositivi che, grazie a fasci laser, misurano il tempo con una precisione altrimenti inimmaginabile: i modelli standard basati su atomi di cesio accumulano un ritardo di un secondo ogni 100 milioni di anni, mentre quelli più innovativi, che utilizzano lo stronzio, raggiungono una precisione di un secondo in 15 miliardi di anni. A titolo di confronto, gli orologi al quarzo di uso quotidiano hanno un’accuratezza di pochi secondi al mese. 

Per ottenere questi risultati, i fisici raffreddano gli atomi usando laser e campi magnetici ed elettrici per intrappolarli e rallentarne il movimento quanto più possibile. Con tecniche sofisticate è quindi possibile legare il “ticchettio” di uno strumento elettronico a una proprietà intrinseca dell’atomo. 

Il Premio Balzan

Il Premio Balzan è un importante riconoscimento accademico, soprannominato informalmente anche “l’anticamera del Nobel”, perché più volte è accaduto che i premiati ottenessero poi anche il riconoscimento svedese. Considerata l’entità del premio, 750’000 franchi, il paragone con il Nobel, che ammonta a circa 930’000 franchi, appare giustificato. Va però ricordato che i vincitori del Premio Balzan devono destinare metà della somma a finanziare l’attività di giovani ricercatori. 

Il Premio Balzan è assegnato ogni anno dalla Fondazione Internazionale Balzan, divisa a metà tra Italia e Svizzera. L’evento si alterna infatti tra Berna, come nel 2025, e Roma, al Palazzo del Quirinale. La cerimonia coinvolge le più alte autorità politiche: un rappresentante del Consiglio Federale o del Consiglio Nazionale in Svizzera e il Presidente della Repubblica in Italia. 

La Fondazione è formalmente articolata in due rami: uno con sede a Milano, che coordina l’assegnazione dei premi, e uno situato a Zurigo, che gestisce il fondo monetario da cui traggono le risorse. Il cuore storico della Fondazione è però la Svizzera Italiana, poiché la Fondazione Internazionale Balzan è stata fondata a Lugano nel 1957. La Fondazione organizza inoltre numerose occasioni per entrare in contatto con i vincitori, come la serie di lezioni Balzan Lecture.

Articolo legato a Kappa di venerdì 14 novembre 2025 (Rete Due ore 18:10)  

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