Peter Merz, 56 anni, è comandante delle forze aeree svizzere da metà 2021. Fra qualche mese lascerà però l’esercito, per diventare direttore di Skyguide. Giovedì scorso, Merz si è recato a Istrana, nel Veneto, dove per tre settimane, piloti di jet italiani e svizzeri hanno partecipato alla cosiddetta esercitazione SIFEX. Un’occasione per provare diversi esercizi tattici, in uno spazio aereo molto grande e con poche limitazioni.
Dopo averlo accompagnato in questa trasferta, la RSI ha colto l’occasione, appena rientrati a Belp-Berna, per stilare un suo bilancio personale e per carpire le sue preoccupazioni in questo periodo storico.
Un occhio che piange e uno che ride
Peter Merz lascia ad altri la valutazione del suo operato. Ammette però di aver vissuto, in poco più di quattro anni, un periodo intenso, difficile, ma molto istruttivo. “Ho un occhio che piange e uno che ride”, ci dice. Da una parte gli dispiace di lasciare le forze aeree e i suoi collaboratori. Dall’altra si rallegra di affrontare una nuova sfida che - afferma con una certa soddisfazione - è ancora molto vicina all’aviazione. Dal 1° novembre sarà infatti il nuovo direttore di Skyguide, società che controlla e garantisce la sicurezza del traffico aereo, civile e militare.
Basta perdere tempo
Lo scoppio della guerra in Ucraina ha marcato anche la sua esperienza di comandante delle forze aeree. È la dimostrazione, afferma, di ciò che abbiamo sempre detto. Anche la Svizzera deve prepararsi allo scenario più pericoloso, e non più a quello più probabile. Chi pensava che non ci fossero più state guerre in Europa, ha dovuto ricredersi. “Ora - ci dice - ce ne stiamo rendendo conto e non dobbiamo più perdere tempo”. La guerra non è così lontana. È a 1’500 chilometri dalla Svizzera. Vista con gli occhi di uno specialista di aviazione, a un’ora e mezza di volo.
All’esercito servono 50 miliardi per ritrovare le capacità di difesa
Peter Merz è molto franco. “Per quanto riguarda la documentazione di ciò che forze aeree ed esercito necessitano, la Svizzera è campione del mondo”. Un po meno - gli chiediamo - nella pratica? È inevitabile, ci risponde, perché non ci sono le risorse necessarie. Merz ammette che la politica e la popolazione stanno riconoscendo la gravità e la delicatezza del periodo storico e ammette anche che molte decisioni vanno nella giusta direzione. Ma poi - dal suo punto di vista - sottolinea nuovamente l’importanza di “premere sull’acceleratore”.
Gli F-35 sono gli aerei più adatti per la Svizzera
Prima di lasciare la sua funzione, Merz ribadisce: “Gli F-35 sono gli aerei giusti”. Rispondendo alle tante critiche, aggiunge: “Non ci sono alternative”. Non solo perché si tratta di un velivolo di quinta generazione, e quindi molto performante, ma anche perché è un aereo che verrà acquistato da 12 nazioni in Europa. Con oltre 800 velivoli stazionati nel vecchio continente, in futuro si eviteranno problemi di interoperabilità. Merz non nega che ci siano delle dipendenze - per vari sistemi - dagli Stati Uniti, ma è una cosa inevitabile. Qualche tecnologia americana si trova in qualsiasi aereo occidentale. A chi teme che con l’Amministrazione Trump le cose possano peggiorare, Merz risponde: “A livello operativo non abbiamo notato alcun cambiamento rispetto a prima. Gli Stati Uniti sono un partner affidabile dagli anni ‘70. Non ho quindi alcuna preoccupazione”.