Anima dell’iniziativa per il servizio civico, Noémie Roten, ha dedicato a questo progetto 14 anni e un anno fa ha lasciato il suo impiego per lavorare a tempo pieno, in maniera volontaria, all’iniziativa che il popolo svizzero ha spazzato via domenica: appena il 16% di schede favorevoli, una bocciatura in tutti i Comuni del Paese senza eccezione. Oggi solo gli uomini sono tenuti al servizio militare, alla protezione civile o a un servizio civile (quest’ultimo di durata superiore), che per le donne sono su base volontaria. L’iniziativa chiedeva che in futuro ogni cittadino fosse tenuto a prestare un servizio a favore della collettività o dell’ambiente. Non necessariamente militare quindi, ma garantendo comunque effettivi sufficienti sia per l’esercito che per la protezione civile.
Ma Noémie Roten rimpiange la scelta fatta, alla luce della pesante sconfitta? “No assolutamente. Perché abbiamo sollevato un dibattitto su temi e sfide fondamentali, come una guerra in Europa, una protezione civile che oggi non ha più abbastanza effettivi, un’eguaglianza di diritti che non è pienamente raggiunta, una coesione nazionale che traballa,... Tutti temi cruciali per il nostro Paese”, secondo l’interessata, intervistata dal Radiogiornale della RSI. “Mi sono impegnata”, prosegue, “affinché la popolazione avesse la possibilità di riflettere su queste grandi questioni. Non rimpiango un solo minuto del mio lavoro ma sono curiosa di vedere ora quali risposte daranno i politici. L’iniziativa era una possibile risposta, le sfide restano”.
Il “no” è stato trasversale, da destra a sinistra, dagli ambienti femminili ai giovani, anche se secondo i sondaggi post-elettorali, proprio fra questi ultimi il sostegno è stato leggermente superiore alla media.
Che futuro vede per l’impegno individuale verso la comunità? “Purtroppo attualmente si delinea una tendenza all’individualismo”, risponde Roten. “Non ho molta speranza che le cose migliorino. Se andiamo avanti così saremo in una società in cui ognuno guarda ai propri interessi, si occupa del proprio giardino, le persone non entrano più in contatto. Si parla ad esempio di abolire il francese alle elementari nella Svizzera tedesca. Segnali che non vanno nella direzione della coesione nazionale. Coesione ed impegno comune sono importanti per il futuro del nostro Paese! Diciamo che in questo momento non riesco ad essere molto ottimista”.







