Fino al 90% dei filetti di salmone e due terzi dei prodotti affumicati sono sistematicamente venduti in offerta, secondo un’inchiesta. Nei grandi supermercati si possono trovare interi frigoriferi dedicati a questo pesce, con sconti che vanno dal 20% al 50%.
Una pratica che nasconde da un lato prezzi di base gonfiati, che garantiscono margini elevati in Svizzera, e dall’altro un colossale spreco lungo tutta la catena di produzione.
Sconti costanti
Come spiegare queste promozioni senza fine? “Le grandi catene assumono pienamente la responsabilità dei loro ribassi. Nelle risposte spiegano di voler soddisfare la domanda della clientela. Poiché il salmone è un prodotto molto apprezzato, occorre proporre un assortimento ampio e riduzioni su diversi tipi di prodotti, come il filetto di salmone e il salmone affumicato”, affermano Raquel Alonso e Gilles D’Andrès, i autori dell’inchiesta, ai microfoni di RTS.
Secondo i due giornalisti, il salmone funge da prodotto per attirare i clienti: “Dalle nostre osservazioni, abbiamo concluso che si tratta di mantenere, se non addirittura aumentare, questa domanda in modo costante”.
Le grandi catene rispettano la legge? “Un prodotto non può essere sempre in offerta. Per questo esistono cicli di sconti e questi grandi banchi vengono generalmente rinnovati su base settimanale. Non abbiamo approfondito eventuali violazioni della legge nell’inchiesta. È una questione che meriterebbe ulteriori verifiche” precisa Alonso.
Il salmone affoga nelle offerte (On en parle, RTS, 17.11.2025)
Indicazioni di prezzo poco trasparenti
Risalendo la filiera, l’inchiesta rivela che un salmone d’allevamento norvegese costa tra 5 e 10 franchi al chilo alla produzione. Una volta sugli scaffali, il prezzo è tre, quattro, persino cinque volte più alto, anche dopo la trasformazione in Polonia o in Danimarca. “Ciò che colpisce è che i prezzi restano contenuti fino all’arrivo in Svizzera. Il lavoro sul pesce è già completamente svolto prima di entrare nel Paese. Ma appena il salmone varca la frontiera, il prezzo in negozio triplica, se non di più” spiega D’Andrès.
Il lavoro svolto in Svizzera non sempre riguarda solo la distribuzione: alcuni salmoni vengono tagliati o persino affumicati, ma i prodotti trasformati rappresentano la maggioranza, precisa il giornalista.
Spreco lungo tutta la filiera
Oltre al prezzo, l’inchiesta mostra che un terzo della massa commestibile dei salmoni allevati in Norvegia non arriva mai nei supermercati. “Circa il 15% dei salmoni allevati in Norvegia non raggiunge mai la maturità” precisa Alonso.
“Nel 2023 è emerso che il 16,7% dei salmoni muore negli allevamenti, pari a circa 63 milioni di animali” aggiunge la giornalista. Le cause sono malattie, ferite e sovrappopolazione, che genera stress nei pesci. Inoltre, circa 7 milioni di animali risultano dispersi: si tratta di salmoni che scappano e rischiano di contaminare i pesci selvatici con le loro malattie. Infine, lungo tutta la catena di trasformazione, si registrano perdite dovute a interruzioni della catena del freddo.
Il destino dei salmoni invenduti
I due giornalisti si sono interessati anche al destino dei salmoni invenduti: “Purtroppo c’è poca trasparenza, soprattutto risposte generiche sul fatto che i distributori fanno molti sforzi contro lo spreco. Per quanto riguarda il salmone, le catene affermano che spesso finisce alle associazioni caritative. Tuttavia, abbiamo interpellato le principali associazioni, che ci hanno risposto di non ricevere mai salmone congelato dai distributori”.
Da parte sua, RTS ha interrogato le grandi catene, ricevendo risposte simili: si parla di donazioni alle associazioni, ma anche di congelamento. Da Denner, ciò che non può essere venduto viene trasformato in biogas.

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Prima Ora 26.11.2025, 18:00







