“Rafforzare il rilevamento precoce dei movimenti a rischio”

La situazione nella zona della frana che ha ricoperto Blatten, nella Lötschental, nelle ultime ore è rimasta stabile. Non si sono registrati cambiamenti evidenti sul ghiacciaio Birch, mentre sul Kleines Nesthorn continuano a verificarsi piccoli crolli di roccia.

Il cono di detriti che ha seppellito quasi interamente il villaggio non è ancora accessibile e i lavori di sgombero non sono stati autorizzati. Gli esperti non hanno ancora potuto ispezionare nei dettagli la zona, ma le discussioni tra di loro per cercare di capire in modo dettagliato le cause del crollo sono in corso già da giorni. Ne abbiamo parlato il glaciologo del Politecnico di Zurigo Matthias Huss, uno dei massimi esperti svizzeri in materia.

Partiamo da lontano. È stato giusto costruire un villaggio lì?

“Blatten è stato costruito su questo sito diverse centinaia di anni fa. E non è mai stato colpito da una simile catastrofe. In questo senso, la posizione del villaggio è stata sicura per molto tempo. Gli antenati che vi si stabilirono conoscevano molto bene le montagne e i loro pericoli. Ma naturalmente all’epoca non era prevedibile che potesse verificarsi un evento così estremo”.

In seguito il problema è stato sottovalutato?

“Da questo punto di vista, la posizione di molti villaggi nelle Alpi dovrebbe essere esaminata. Fortunatamente, non ci sono indicazioni che eventi simili si verifichino su larga scala”.

Dopo Blatten, una frana simile potrebbe avvenire anche allo Spitzen Stein?

“Si tratta certamente di un altro punto caldo. Non posso dire se e quando ci sarà un crollo pericoloso. La regione però è strettamente monitorata. E se fortunatamente - come successo a Blatten - ci saranno dei segnali chiari prima che si verifichi un crollo importante, questo ci permetterà di reagire in tempo”.

Allarghiamo lo sguardo a tutta la Svizzera: ci saranno altre frane come a Blatten nei prossimi anni?

“Non si può sapere. Ma se non consideriamo Brienz nei Grigioni (un caso comunque non influenzato dai processi dei ghiacciai e del permafrost e quindi dai cambiamenti climatici) fortunatamente non ci sono altri eventi del genere all’orizzonte al momento in Svizzera. Ma va anche detto che negli ultimi anni abbiamo visto che simili movimenti di masse di grandi dimensioni stanno diventando più frequenti e si verificano in luoghi che in precedenza non erano considerati problematici. Un anno fa, nessuno avrebbe detto che il villaggio di Blatten sarebbe scomparso nel maggio del 2025! Quindi non escluderei che in futuro dovremo affrontare altri problemi di questo tipo”.

E infine: cosa può insegnarci questa frana per il futuro?

“Nel caso di questo disastro, l’allerta precoce e l’evacuazione che ne è immediatamente seguita hanno funzionato molto bene. Così sono state salvate molte vite. Dobbiamo continuare su questa strada. Dobbiamo intensificare il monitoraggio e – soprattutto - il rilevamento precoce dei movimenti critici in alta montagna, così da poter prendere i provvedimenti necessari in tempo utile. Il disastro di Blatten ci insegna infine che nemmeno in Svizzera siamo al sicuro da eventi così drastici. Non è accaduto in un paese lontano, ma qui da noi. E questo dovrebbe aprirci gli occhi sugli effetti del cambiamento climatico e sul suo impatto in alta montagna”.