Le sette persone sanzionate per la manifestazione antifascista del 9 novembre 1932 a Ginevra non saranno riabilitate come auspicato da un'iniziativa cantonale ginevrina: dopo gli Stati, anche il Consiglio nazionale si è opposto alla richiesta giovedì con 113 voti contro 54. Furono legittimamente condannate, ha sostenuto la maggioranza, non per essere scese in piazza ma per non aver rispettato gli ordini di polizia. Un colpo di spugna violerebbe le prerogative del potere giudiziario.
La sinistra riteneva invece che un gesto politico avrebbe permesso una riconciliazione della popolazione con la sua storia e di mettere fine a una decennale controversia. L'evento fu traumatico in particolare per il ruolo dell'esercito: un battaglione composto essenzialmente da reclute e venuto da Losanna per mantenere l'ordine pubblico, in effetti, aprì il fuoco sui dimostranti a Plainpalais, uccidendo 13 persone.
Gli organizzatori della manifestazione, fra i quali Léon Nicole, di lì a poco eletto in Consiglio di Stato e presidente del primo Governo cantonale a maggioranza di sinistra nella storia elvetica, intendevano contestare un comizio dell'Unione nazionale, partito di estrema destra allora guidato da Georges Oltramare.
Quando si sparava a Ginevra
Telegiornale 09.05.2019, 22:00