Svizzera

Cassis: “Impresa difficile, ma serve stabilità”

Intervista al “ministro” degli Esteri sul mandato negoziale con l’UE dopo l’approvazione finale – Lo scetticismo dei sindacati e la contrarietà dell’UDC

  • 8 marzo, 19:02
  • 9 marzo, 08:34
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Ignazio Cassis durante la conferenza stampa odierna

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Di: SEIDISERA-Veronelli/dielle

A poche ore dall’approvazione definitiva da parte del Consiglio federale del nuovo mandato negoziale con l’Unione europea, che mira a stabilizzare tramite nuovi accordi le relazioni con il maggior partner economico della Confederazione, la RSI (SEIDISERA) ha intervistato il Consigliere federale Ignazio Cassis, a capo della diplomazia elvetica. 

Signor Consigliere federale, lo scorso 15 dicembre si era detto positivo per questo nuovo approccio negoziale. Dopo quasi tre mesi, dopo aver coinvolto nelle discussioni chi lo doveva essere, come si sente?

Credo che siamo ripartiti nella buona direzione. Rimane un’impresa difficile, ma in questo momento il Consiglio federale vuole stabilizzare i rapporti con i Paesi vicini e li vuole sviluppare ulteriormente, in particolare aggiungendo agli accordi che già abbiamo anche uno sull’elettricità e uno sulla sicurezza alimentare e sulla salute. Si vuole pure riprendere la cooperazione nell’ambito scientifico e anche in relazione agli scambi Erasmus degli studenti. Il Consiglio federale vuole ritrovare una relazione quieta e stabile con i Paesi dell’Unione europea.

C’è una questione che preoccupa in modo particolare il responsabile della diplomazia elvetica? 

Le criticità in questo momento sono legate principalmente alla realizzazione del nuovo pacchetto sul mercato elettrico: per partecipare al mercato europeo dell’elettricità dobbiamo infatti fare alcuni cambiamenti nelle nostre leggi svizzere. A questo proposito alcuni sono senza troppe criticità, mentre altri sono più sensibili, come per esempio l’apertura del mercato per l’utente finale, che domani potrebbe dover scegliere tra un servizio pubblico come finora, ma con prezzi più garantiti e più stabili, e dall’altra parte una libera scelta, con prezzi probabilmente più bassi, ma meno stabili. L’altro elemento sensibile è quello della protezione dei salari, una paura e una preoccupazione che emerge molto dai sindacati. I partner sociali temono infatti che il dispositivo che è stato fin qui discusso non sia ancora ottimale e che sia necessario fare dei passi avanti. Il Consiglio federale prende la questione molto sul serio e vuole perfezionare anche questo elemento.

Alla fine bisognerà ancora convincere il popolo svizzero che, sulle questioni europee, ha una sorta di diffidenza preventiva...

Allargando il pacchetto a più elementi e facendo capire qual è il vantaggio e perché questa maggior sicurezza giuridica è utile alla Svizzera, abbiamo mitigato molte paure. Rimane in una parte della popolazione una diffidenza di fondo nei rapporti con l’estero, ma questo ha contrassegnato la storia svizzera fin dalle sue origini e dovremo sempre averci a che fare, ogni volta sarà una scelta tra costo e beneficio. D’altra parte, siglare contratti che ci fanno avere relazioni stabili con Italia, Francia, Germania, Austria e tutti gli altri paesi UE, in un momento geopoliticamente così difficile come quello attuale, credo sia importante”.

Lo scetticismo dei sindacati e la contrarietà dell’UDC

Per quanto riguarda le reazioni all’approvazione del mandato negoziale, e proprio in riferimento alla protezione dei salari citata da Cassis, per l’Unione sindacale svizzera (USS), il mandato “punta a un doloroso peggioramento della protezione dei salari”. “Il Consiglio federale sta dando ai suoi negoziatori l’autorità di rinunciare ad alcune parti delle misure di accompagnamento senza alcuna garanzia vincolante”. Per noi - si legge in una nota - questa strada “non è percorribile”.

Anche per Travail.Suisse le concessioni fatte all’UE, in particolare sulla questione delle cauzioni e della copertura delle spese professionali, “minano la protezione dei salari e non sono accettabili in un accordo”. Da parte sua il Sindacato del personale dei trasporti (SEV) critica invece quella che considera una “apertura controllata” del trasporto ferroviario, come pure la prevista adozione del diritto UE sugli aiuti di Stato e le concessioni sulla protezione dei salari.

A livello partitico è invece sicuramente l’UDC quello che si mostra maggiormente contrariato, parlando di una mera operazione di facciata e rimproverando al Consiglio federale una “totale sottomissione” all’UE, ad esempio attraverso l’adozione automatica del diritto europeo e con i pagamenti miliardari a Bruxelles. Il partito ha annunciato che si opporrà con tutti i mezzi.

Più possibilista il PS, che esprime soddisfazione ma ribadisce al contempo le sue richieste di tutela dei salari e dei servizi pubblici nelle trattative con Bruxelles. Fra gli altri partiti di governo, il PLR sottolinea l’importanza di relazione solide e regolamentate con l’Europa, mentre l’Alleanza del Centro giudica positivamente l’adozione del mandato negoziale.

Infine sono positive anche le reazioni dell’economia. Per economiesuisse, il mandato del governo crea buoni presupposti per i negoziati incombenti: “Spetta al Consiglio federale presentare un pacchetto convincente che permetta di stabilizzare e sviluppare le relazioni con il partner commerciale più importante della Svizzera”.

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