Il colpo al Louvre ha scosso anche il mondo museale svizzero. “Naturalmente si è un po’ sotto shock, perché il Louvre è il Louvre”: reagisce così Denise Tonella, direttrice del Museo nazionale svizzero, alla notizia del furto di gioielli della corona francese dal principale museo parigini. Interpellata da SEIDISERA della RSI, Tonella esprime tutta la solidarietà ai colleghi e alle colleghe, immaginando il caos organizzativo e la pressione che stanno affrontando. E al di là della dimensione emotiva, mette l’accento su un fenomeno che inquieta: “Quello che mi preoccupa un po’ - afferma - è il traffico illecito di beni culturali, comunque è in aumento non solo nei furti, ma anche nei conflitti e nelle guerre. È inquietante vedere come si opera con il patrimonio culturale, che in fondo ci aiuta a mantenere una storia, un’identità.”
Diversi addetti ai lavori preferiscono non esprimersi, per non svelare eventuali falle nella sicurezza. Ma quanto successo al Louvre difficilmente potrebbe accadere in Svizzera, come spiega Oliver Class, esperto assicurativo nel campo dell’arte presso Allianz.
“In Francia esiste la cosiddetta responsabilità dello Stato. Ciò significa che lo Stato assicura i beni pubblici”, ha detto Class. “Quanto sia valida è una questione completamente diversa. Ma in Francia non esiste un’assicurazione privata. In Svizzera è diverso: i musei svizzeri devono assicurare le loro collezioni, cioè gli oggetti del museo, nel settore privato. Questo è in realtà un grande vantaggio, perché gli assicuratori privati guardano naturalmente con molta attenzione a ciò che assicurano e alla qualità della sicurezza. Se c’è una responsabilità statale, come in Francia o in Germania, ad esempio, c’è molto meno controllo e quindi accadono disastri come l’irruzione al Louvre”.
Per Class bisogna comunque mantenere alta la guardia e prestare molta attenzione agli sviluppi della tecnologia e al comportamento dei criminali, in modo da adattarsi alle nuove situazioni.
Tre ipotesi per il furto
Andreas Raschèr, esperto di diritto e mercato dell’arte svizzero, alla notizia del furto al Louvre ha subito pensato a uno dei colpi più clamorosi nella storia dell’arte: quello avvenuto nel novembre 2019 al Castello di Dresda, in Germania, quando vennero trafugati i gioielli del tesoro di Stato della Sassonia. E riflettendo su casi simili del passato, Raschèr delinea tre possibili scenari sui potenziali autori del furto:
“La possibilità numero uno è che questi oggetti vengono rubati per poi essere smembrati, l’oro colato e i diamanti, le pietre tagliate in modo da non essere più riconoscibili. Numero due è qualcuno che vuole assolutamente avere dei pezzi rarissimi, dei pezzi che appartenevano a un contesto storico imperiale. E qui naturalmente si può pensare a oligarchi o gente che ha tanti soldi, tanto potere e con questo può anche avere un simbolo immateriale di questo potere. E il terzo è il caso del cosiddetto artnapping. È quello di di rubare qualcosa e poi chiedere il riscatto”.