Da decenni a Bonfol - nel canton Giura - si procede con la decontaminazione del terreno da sostanze tossiche e cancerogene che erano state depositate in una discarica dall’industria farmaceutica basilese tra il 1961 e il 1976. L’obbligo di risanare è stato deciso nel 2000. Il pericolo per la popolazione e l’ambiente è diminuito. E così alcune misure di protezione sono state allentate.
Le persone che ci lavorano si proteggono da sostanze nocive e cancerogene con tute e mascherine, nonostante la zona sia già stata risanata. Nel capannone, fino al 2016 chiuso ermeticamente, ci sono 7’000 metri cubi di terra ancora contaminati, ma le condizioni sono state cambiate: “Non c’è più un sistema di depurazione dell’aria, visto che il capannone è aperto, e questo nonostante l’ordinanza della Confederazione lo preveda. E l’ordinanza fa riferimento alle sostanze cancerogene. A Bonfol ce ne sono. Ad esempio la benzidina, fortemente cancerogena”, spiega Martin Forter, che segue da 30 anni la situazione nella località giurassiana per conto dell’organizzazione ecologista. Nell’ordinanza si legge che: le emissioni di sostanze cancerogene, indipendentemente dal rischio da esse provocato, devono essere limitate nella maggior misura possibile dal punto di vista tecnico e dell’esercizio e sopportabile sotto il profilo economico.
La pensa diversamente Michael Fischer, direttore della società incarica dei lavori per conto del settore farmaceutico renano. A suo avviso il sistema di depurazione non è più necessario: “Le sostanze - dice - non evaporano e quindi non finiscono nell’aria. I lavori però sollevano molta polvere che potrebbe essere contaminata. Per questo motivo si procede regolarmente con i lavori di pulizia, per evitare grosse quantità di polvere”.
Nemmeno il Cantone è preoccupato. Mélanie Oriet, dell’Ufficio della protezione dell’ambiente, spiega che “specialisti esterni fanno regolarmente delle analisi. E queste analisi dimostrano come le misure di protezione attuali siano sufficiente per ridurre al minimo i rischi per i cittadini e le cittadine”. Un’affermazione contestata da Forter, per il quale “non si può sapere con precisione la quantità esatta di benzidina e sostanze simili alla benzidina nel terreno. E le operazioni di misurazione sono così complicate che non si può essere sicuri al 100 percento dei risultati ottenuti“.






