Il Nazionale ha bocciato, con 86 voti contro 79, l'insieme delle misure decise giovedì dopo lungo dibattito, nell'ambito della riforma dell'esercito. Quando s'è trattato di approvare l'intero pacchetto, infatti, sinistra e Unione democratica di centro, che non sono riuscite a imporre il rispettivo punto di vista, hanno unito le forze vanificando tutto il lavoro.
In precedenza, la Camera bassa aveva accettato, come già l'altro ramo del Parlamento, la riduzione degli effettivi dell'esercito da 200'000 a 100'000 uomini (140'000 in termini reali), punto centrale e qualificante del progetto.
I deputati avevano inoltre respinto la proposta di eliminare il tiro obbligatorio per i civili che ancora prestano servizio e si erano pronunciati per sei corsi di ripetizione della durata di tre settimane dopo la scuola reclute, invece dei cinque sostenuti dagli Stati. La Camera del popolo non aveva nemmeno voluto togliere il limite del 15% al numero di coloro che scelgono, al momento del reclutamento, la ferma continuata, che scelgono cioè di svolgere il servizio in un colpo solo.
A questo punto, l'oggetto torna sotto la lente dei senatori. Spetterà poi di nuovo ai consiglieri nazionali pronunciarsi e, in caso di secondo responso negativo, la revisione, almeno sotto questa forma, verrà definitivamente cestinata.
RG delle 18.30 del 18.06.15, la corrispondenza di Roberto Chiesa
ATS/dg
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