Ritratto

Hanspeter Hug: il fabbro delle colline appenzellesi

Insieme alla moglie porta avanti un mestiere quasi scomparso - In viaggio con “Selina” da un estremo all’altro della Svizzera

  • 20 luglio, 14:50
  • 22 luglio, 18:15
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Hanspeter Hug: il fabbro delle colline appenzellesi

RSI Info 19.07.2024, 11:06

Di: Alessandro Broggini/ Giotto Parini (immagini e montaggio) 

“Volevo forgiare il ferro già da molto prima che possa avere un ricordo. Questo è quanto mi hanno raccontato i miei genitori. Da bambino prendevo i pezzi di ferro e ci martellavo sopra. Non riuscivo a passare davanti a un fabbro senza fermarmi a guardare”. 

Hanspeter Hug ha le mani nere, di tanto in tanto esce a prendere il carbone per il forno con una pala. Si sposta dal fuoco ai macchinari, poi martella, immerge e torna a forgiare. La RSI lo ha incontrato durante “Selina”, il viaggio in mountain bike di SEIDISERA attraverso le valli delle Alpi svizzere. Un viaggio dai due estremi del paese, e cioè dal Lago di Costanza al Lago Maggiore.

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Selina

Il filo rosso, quest’anno, si sta rivelando essere le tradizioni. Vissute però da persone che, a queste tradizioni, ci hanno dedicato la vita intera, facendone il loro lavoro, adattandole ai tempi in cui vivono per non farle morire. Hanspeter Hug lo abbiamo incontrato a Waldstatt, Appenzello Esterno, nel suo capannone industriale, rosso in mezzo ai campi e ai boschi delle colline. Dentro, un forno, macchine e polvere di ferro e di carbone. E Hanspeter Hug, che con la moglie fa un mestiere quasi scomparso: il fabbro.

“Sono dell’idea che bisogna imparare tutto dalle basi, dall’inizio. Quando ero apprendista ho imparato a forgiare a mano, senza macchine. Con quel sapere oggi sono in grado di utilizzare le macchine diversamente. So come lavora il materiale. Ogni materiale, che sia legno o acciaio, possiede una vita propria. E se hai studiato in quel modo, lo percepisci meglio”, ci racconta.

Sul tavolo ci ha portato gli attrezzi che costruisce: sono tutte lame, sotto forma di asce dalle dimensioni e dalle forme rare. Sono strumenti per specialisti, per altri artigiani. C’è anche una spada intarsiata, ma dice che non le fa più, che in Internet è pieno. I suoi prodotti, invece, sono diversi, soprattutto da quanto è prodotto in maniera industriale.

“Quando ci si rivolge ad un artigiano, anche l’impatto ecologico è molto più basso rispetto a quello industriale. Soprattutto se si pensa che la maggior parte dei prodotti vengono dalla cina o dal Pakistan. Quello che mi sembra sempre strano, è che a me solo il materiale grezzo costa di più rispetto al prodotto finito che viene da quei paesi. Io compero qui, il mio cliente compera qui. E i soldi restano qui, da noi”. 

Ci dà una dimostrazione, oltre mezz’ora di temperature altissime e martellate sul materiale rovente. E scopriamo che lui è la diciassettesima generazione di fabbri nella sua famiglia. Almeno quattro secoli di famiglie mantenute battendo il ferro. Suo nonno era emigrato in Svizzera dalla Germania, vicino a Zurigo. Suo padre, quando Hanspeter aveva due anni, si è trasferito in Appenzello, lavorando per la ferrovia locale. Hanspeter lavora in officina con sua moglie. Ma all’orizzonte non ci sono eredi.

Come lui, anche loro avranno bisogno di clienti. Chi sono? “Produco per chi fa strade, gli attrezzi per costruire strade in porfido, ad esempio. Per artigiani nel ramo della costruzione, muratori, giardinieri, forestali, carpentieri. Sono tutti lavori manuali.”

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Selina 2024, 2a tappa

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