Costituire un inventario degli impianti dismessi e promuovere lo smantellamento volontario delle strutture inutilizzate: sono queste le azioni chiave che l’associazione Mountain Wilderness porta avanti per sensibilizzare autorità e cittadini sulla necessità di ripulire le montagne. Nonostante una legge federale del 2007 imponga la rimozione degli impianti di risalita non più in uso, la realtà è ben diversa.
Juerg Haener, responsabile comunicazione e raccolta fondi dell’associazione, spiega: “Spesso il gestore non ha più i mezzi finanziari per smantellare, oppure la società che lo gestiva non esiste più. La legge prevede che in seconda istanza venga interpellato il proprietario del terreno, ma quando ci sono più proprietari, la situazione si complica e gli impianti restano lì per anni.”
Il tema è particolarmente urgente anche alla luce dei cambiamenti climatici, che porteranno all’abbandono di molti impianti per mancanza di neve. Ma non si tratta solo di strutture turistiche: le montagne sono disseminate di resti di attività agricole, industriali e militari. Un esempio? “A Flühli abbiamo smantellato filo spinato risalente alla Seconda guerra mondiale, abbandonato in una foresta e pericoloso per uomini e animali. L’esercito, teoricamente responsabile, non è intervenuto, quindi lo abbiamo fatto noi.”
Le operazioni di pulizia sono svolte da volontari, previa autorizzazione dei proprietari. Il loro valore è soprattutto simbolico, ma sollevano una domanda fondamentale: tutte le strutture abbandonate devono essere smantellate? “Bisogna valutare caso per caso. Alcuni impianti possono essere riutilizzati o hanno valore storico. Ma spesso non è così, e allora è giusto porsi la domanda dello smantellamento. La montagna non è un museo”, sottolinea Haener.
Oltre all’impatto estetico, le strutture abbandonate rappresentano un pericolo concreto e possono rilasciare sostanze inquinanti per anni. Ripulire le montagne non è quindi solo una questione di bellezza, ma di responsabilità ambientale e civile.