Franco forte e dazi statunitensi: la difficile congiuntura economica inizia a farsi sentire sull’economia svizzera, che nel secondo trimestre registra una crescita quasi nulla del PIL: appena +0,1%. Un rallentamento netto rispetto al trimestre precedente, quando l’aumento era stato dello 0,7%, ben al di sopra della media. Dati, quelli comunicati giovedì mattina dalla Segreteria di stato dell’economia (SECO), che vanno considerati al netto degli eventi sportivi che hanno caratterizzato l’estate svizzera (come gli Europei femminili).
La flessione più marcata riguarda l’industria chimico-farmaceutica, in calo del 4,8% a causa della contrazione delle esportazioni. Nel primo trimestre il settore aveva invece segnato un andamento opposto, con un forte rialzo legato agli effetti di anticipo della politica commerciale statunitense. In difficoltà anche il settore manifatturiero (–2,4%), così come le esportazioni (–2,7%) e le importazioni (–3,7%). In controtendenza, invece, il comparto alberghiero e della ristorazione (+1,5%), la sanità e il sociale (+0,3%) e i trasporti e le comunicazioni (+0,1%).

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Notiziario 28.08.2025, 10:00
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Previsioni
Al capitolo previsioni, nel mese di giugno la SECO aveva ipotizzato una progressione del PIL - sempre al netto degli eventi sportivi - dell’1,3% nel 2025 e dell’1,2% nel 2026, già di per sé sensibilmente inferiore alla media pluriennale 1981-2024, che è dell’1,8%. Con l’introduzione, a inizio agosto dei dazi del 39% imposti dal presidente americano Donald Trump “le prospettive sono ulteriormente peggiorate”, sottolineano gli esperti.
In attesa della prossima revisione delle stime - che avverrà solo il 16 ottobre, più tardi del solito a causa dello svolgimento di una revisione approfondita dei conti economici nazionali - la SECO pubblica oggi uno scenario congiunturale aggiornato. Secondo questa simulazione, la crescita economica sarebbe inferiore alle previsioni di giugno: si limiterebbe all’1,2% quest’anno e allo 0,8% nei dodici mesi successivi. “Sebbene per diversi settori e diverse imprese le conseguenze economiche possano essere pesanti, al momento non è prevista una grave recessione”, puntualizzano gli specialisti bernesi.