Svizzera

La “Svizzera da 10 milioni” divide la politica federale

L’iniziativa UDC per limitare la popolazione al centro di un dibattito fiume al Nazionale. Marchesi: “Più qualità, meno quantità” – Pult: “Non funzionerà più nulla” – Fonio: “La nostra via mediana” – La discussione a Modem

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30:38

La barca è piena?

Modem 23.09.2025, 08:30

  • iStock
Di: Modem/dielle 

L’iniziativa popolare “No a una Svizzera da 10 milioni” promossa dall’UDC, che mira a limitare drasticamente l’immigrazione, è stata ieri (lunedì) al centro di un acceso dibattito al Consiglio nazionale, che proseguirà giovedì visto il numero record di deputati che si sono annunciati per prendere la parola, ben 115.

02:27

Il Nazionale discute l'iniziativa "10 milioni"

Telegiornale 22.09.2025, 20:00

Secondo l’iniziativa, prima del 2050 la popolazione residente permanente della Svizzera non può superare i 10 milioni di abitanti. Se la popolazione superasse i nove milioni e mezzo di abitanti prima del 2050, per garantire il rispetto del limite di 10 milioni il Consiglio federale e l’Assemblea federale dovrebbero prendere provvedimenti a livello legislativo, riguardanti in particolare il settore dell’asilo e del ricongiungimento familiare. Alle persone ammesse provvisoriamente non sarebbe più accordato il diritto di soggiorno duraturo. Inoltre, se la popolazione residente permanente superasse il limite di 10 milioni prima o dopo il 2050, sarebbero necessarie altre misure di carattere legislativo, come ad esempio la denuncia dei trattati internazionali che promuovono la crescita demografica: l’Accordo con l’UE sulla libera circolazione delle persone (ALC) dovrebbe essere denunciato dopo due anni dal primo superamento del limite se non fosse possibile negoziare o invocare alcuna clausola di eccezione o di salvaguardia.

Temi da sempre divisivi per la politica svizzera e che questa mattina (martedì) sono stati affrontati in un dibattito a Modem, su Rete 1, condotto da Amanda Pfändler.

Piero Marchesi, consigliere nazionale UDC e presidente dei democentristi ticinesi, ha difeso con forza l’iniziativa: “Un aumento così importante della popolazione in venti anni, si parla di 1,5 milioni di persone in più, ha conseguenze evidenti sul territorio: dal traffico che aumenta, ai treni sempre pieni, alla penuria di alloggi. Tutti i sistemi sono sotto pressione, comprese scuole e ospedali”.

Marchesi ha sottolineato la necessità di “recuperare quel concetto di sostenibilità che è andato perso negli ultimi venti anni. Vogliamo più qualità e meno quantità”. Il consigliere UDC contesta l’idea che l’immigrazione sia necessaria per l’economia: “Solo il 20% degli immigrati sono venuti in Svizzera in settori con carenza di personale. C’è un’immigrazione di quantità, non di qualità”.

Pult: “Con un sì all’iniziativa non funzionerà più nulla”

Sul fronte opposto Jon Pult, consigliere nazionale grigionese del Partito Socialista, che si oppone fermamente all’iniziativa: “Il sistema di libera circolazione che abbiamo ora fa decidere al mercato del lavoro chi viene e chi no. Dà diritti alle persone e ha misure di accompagnamento a protezione delle condizioni di lavoro e dei salari. Non sarà perfetto, ma è di gran lunga il miglior sistema che abbiamo finora avuto”.

Pult ha sottolineato i rischi di un’approvazione: “Se l’iniziativa dovesse passare, le persone senza passaporto che lavorano qui non saprebbero più se possono restare o meno. Non funzionerà più nulla”. Il socialista ha pure rimarcato come l’immigrazione sia necessaria per far fronte all’invecchiamento della popolazione: “Abbiamo una società che diventa sempre più vecchia. Tutta la generazione dei baby boomer è andata o sta andando in pensione. Se non riusciamo ad avere manodopera che arriva dai Paesi vicini, alla fine il Paese non funziona più, e penso in particolare agli ospedali, le case di cura, ma anche agli alberghi e a moltissime altre attività”.

La via mediana del Centro

Il Centro propone invece una via di mezzo con un controprogetto diretto, come spiegato alla RSI dal consigliere nazionale ticinese Giorgio Fonio: “La nostra proposta tiene in considerazione le criticità della situazione attuale, con un approccio costruttivo, pragmatico e realizzabile”. Il controprogetto mantiene il limite di 10 milioni di abitanti, ma senza gli automatismi previsti dall’iniziativa UDC.

Fonio ha spiegato che “vogliamo inserire il principio della clausola di salvaguardia, che va a intervenire sul mercato del lavoro. Le problematiche che vediamo oggi sono quelle che possono portare la popolazione a valutare l’adesione all’iniziativa UDC. Non banalizziamo i rischi che questa iniziativa porta con sé”.

Il settore dell’asilo e le diverse percezioni regionali

Il dibattito ha poi toccato diversi temi cruciali, tra cui l’asilo. Marchesi sostiene che “una gran parte delle richieste non hanno diritto a ricevere lo statuto di protezione. Oggi in Svizzera ci sono più di 25’000 persone che dovrebbero andarsene, ma rimangono”. Pult replica che “chi non ha il diritto di essere qui deve andarsene, ma in tanti casi non si riesce a rimpatriare le persone, anche perché con i Paesi di destinazione non ci sono accordi e spesso questi Paesi non li vogliono sottoscrivere”.

La discussione ha evidenziato anche le differenze regionali nella percezione del problema. Fonio ha sottolineato come “le difficoltà che ha il Canton Ticino nel mercato del lavoro sono oggettivamente diverse da quelle che vivono Basilea, Zurigo o Berna”. Pult ha fatto notare che “lì dove c’è il maggior numero di stranieri, la gente è più pro immigrazione: le grandi città, i grandi agglomerati”.

Il deputato PS ha anche messo in guardia sui rischi di un’eccessiva limitazione dell’immigrazione: “La grande sfida del 21esimo secolo in Europa è rappresentata dalla nostra popolazione che decresce. Chi vuole vedere cosa vuol dire quando la popolazione arretra e diventa più piccola può andare nella Germania dell’Est o in certe parti d’Italia. Quelle sì che sono sfide drammatiche”.

Ascolta il dibattito integrale nell’audio in testa all’articolo

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