Due terzi dei tetti di La Chaux-de-Fonds, dopo la devastante tempesta del 24 luglio, sono da riparare e molti proprietari vorrebbero sfruttare questi lavori per posare dei pannelli solari. Ma in una città che fa parte del Patrimonio mondiale dall’UNESCO ci sono dei limiti. Approfittare della riparazione dei danni causati dalla tempesta per rendere più efficienti a livello energetico le abitazioni. E’ l’idea che molti proprietari a La Chaux-de-Fonds hanno avuto, idea caldeggiata dall’associazione AEEsuisse, promotrice del solare e di altre fonti rinnovabili.
“Trasformare la catastrofe, in un’opportunità”, per riassumerla con le parole usate da Laurent Scacchi - presidente di Aeesuisse per la Romandia - durante una serata informativa seguita dai colleghi di SRF.
“Sfruttare questa opportunità va bene”, dicono da parte loro le autorità. Ma non va però dimenticato che in questa città Patrimonio dell’umanità “un terzo degli immobili in centro è protetto - 2’500 in cifre. E vigono regole ben precise”, ha ricordato Patrick Jobin, a capo del servizio urbanistico del comune. “Solo nella metà superiore del tetto è concessa la posa, ma solo di pannelli integrati, ovvero quelli che non vengono montati sopra alle tegole, ma praticamente le sostituiscono” precisa il funzionario comunale.
Più scettico rispetto a questo tipo di interventi è Benoît Dubosson, dell’Ufficio federale della cultura. “Pur non essendo contrario ai pannelli, la priorità andrebbe messa su altri immobili - ha affermato - evitando la zona UNESCO”.
“La Chaux-de-Fonds ha una disposizione urbanistica a scacchiera - ha concluso Scacchi - i tetti godono di un soleggiamento ideale”. A questo punto, comunque, conciliare offensiva solare e protezione del patrimonio resta una questione ancora tutta da risolvere.
RG 12.30 del 30.9.2023 Il servizio di Monica Fornasier
RSI Info 30.09.2023, 14:35