Reportage

Lauterbrunnen, la valle dove si vola (e si muore)

Il comune dell’Oberland Bernese è famoso non solo per il paesaggio mozzafiato, ma anche per essere una delle mete più importanti al mondo per il base jumping

  • Oggi, 06:53
  • Un'ora fa
14:09

La valle del Base Jumping

Falò 28.10.2025, 21:00

  • SRF
Di: Redazione Falò, adattamento testuale - Caroline Beck, servizio televisivo

Lauterbrunnen, nel cuore dell’Oberland Bernese, è conosciuto nel mondo per i suoi paesaggi mozzafiato. E anche per essere la “valle della morte” del base jumping. Qui ogni anno si contano fino a 25’000 salti da pareti rocciose, ma anche decine di incidenti, spesso mortali: settanta delle 128 vittime svizzere di questo sport sono cadute proprio in questa valle.

“A volte non riesco a credere che lo sto facendo davvero. Ma non appena salto, mi rendo conto di quanto sia fantastico e del perché lo amo”, racconta uno dei base jumper, intervistato per un reportage trasmesso da Falò. La passione per il volo è ciò che muove anche Jenna Gygi, bernese di 34 anni e istruttrice di tuta alare. “All’inizio facevo salti in tandem da aerei. Poi ho capito come combinare il volo con l’escursionismo”, spiega. Dopo aver abbandonato il suo lavoro nella comunicazione, Jenna ha trasformato questa passione in una professione e oggi presiede l’Associazione svizzera di base jumping.

Accanto a lei c’è Stuart Todd, sudafricano, anche lui base jumper. “La prima volta sono venuto qui solo per saltare,” racconta. “Poi ho deciso di restare.” Oggi lavora come guida turistica e non ha dubbi: “Per noi Lauterbrunnen è speciale. I punti di salto sono a pochi minuti a piedi, e raggiungerli in treno è quasi un rito.”

“Non siamo malati di adrenalina”

Nonostante la fama di sport estremo, chi lo pratica rifiuta l’etichetta di “malato di adrenalina”. Per Jenna è invece molto meditativo, il massimo grado di libertà, “è la cosa più vicina all’essere un uccello”. Anche Stuart concorda e spiega che se insegui solo l’adrenalina, “non lo farai a lungo”. “All’inizio anch’io lo facevo per quello, ma poi ho capito che non era sostenibile”.

In Svizzera il base jumping non è vietato: è considerato una forma di paracadutismo e non richiede licenze, ma è soggetto ad autoregolamentazione. Dal 2024, per evitare collisioni con gli elicotteri di soccorso, i base jumper devono segnalare ogni salto tramite un’app. “Se io e Stu vogliamo saltare insieme, dobbiamo registrarci individualmente”, spiega Jenna. Un sistema che ha sostituito le centinaia di telefonate giornaliere che la base Air-Glaciers riceveva in alta stagione. “Con il volume di chiamate che avevamo, non era più gestibile”, conferma Christian Stähli, responsabile della base. Secondo Air-Glaciers, il 98% dei salti è oggi correttamente segnalato.

La valle e i suoi abitanti

Per gli abitanti della valle, la convivenza con il rischio è quotidiana. L’agricoltore Adolf von Allmen, la cui fattoria si trova sotto uno dei punti di lancio, racconta con incredibile distacco: “Sì, succede di tanto in tanto. Colpiscono la parete rocciosa. Non è bello da vedere. Ma sono affari loro, è una loro decisione”.

Nel villaggio, però, i base jumper sono generalmente ben accettati. “Abbiamo scelto questa strada, insieme ai base jumper e alle autorità, per rendere il tutto più sicuro. È meglio che vietarlo”, sostiene il sindaco Karl Näpflin. Vietare lo sport, aggiunge, “non sarebbe realistico. Anche se lo vietassimo, continuerebbero a saltare”.

Tra libertà e rischio

Non tutti, però, restano illesi. I nomi delle vittime sono ricordati su un memoriale accanto alla chiesa del villaggio. Il pastore Markus Tschanz cerca di dare un senso a questo desiderio di sfidare la morte: “Sono in una sorta di ricerca spirituale. Forse cercano il rischio proprio per uscire da una vita troppo protetta”.

Anche per chi vola, la consapevolezza del pericolo è costante. “Il giorno in cui non avrò più paura, smetterò di saltare”, dice Stuart. Ogni incidente lascia un segno, ma non spegne la passione: “Quando un amico muore, penso che nessuno lo ha costretto. È quello che voleva fare. Con il base jumping sai a cosa vai incontro”.

Jenna chiude con una riflessione che racchiude lo spirito del volo: “Non posso dire che non si corra un rischio, ma è tutto calcolato. Come in qualsiasi sport: c’è sempre un rischio residuo”.

logo.png

Tutte le edizioni di Falò

rsi_social_trademark_WA 1.png

Entra nel canale WhatsApp RSI Info

Iscriviti per non perdere le notizie e i nostri contributi più rilevanti

Correlati

Ti potrebbe interessare