Svizzera

Le ferite della Sierre dimenticata, un anno dopo

Un anno fa il Rodano inondava alcuni quartieri e oggi molte persone faticano a ritrovare un alloggio a prezzi accessibili - L’appello del sindaco e le testimonianze: “Aiuti solo dalla Catena della solidarietà”

  • Oggi, 15:41
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07:54

Le ferite del maltempo

SEIDISERA 26.06.2025, 18:00

  • Keystone
Di: SEIDISERA/RG-Lucia Mottini; adattamento M. Ang. 

Perdere tutto nel giro di un’ora: un’esperienza di estrema violenza vissuta in Svizzera non solo dagli abitanti di Blatten, nella Lötschental, il 28 maggio scorso. Un anno fa a Sierre - nella notte tra il 29 e il 30 giugno - il Rodano inondava il quartiere di Sous-Géronde rendendolo in gran parte inabitabile: che ne è stato dei suoi abitanti? Lucia Mottini, corrispondente RSI dalla Svizzera romanda, ha incontrato due di loro e il sindaco della cittadina vallesana.

“Mi sono ritrovato in mezzo al Rodano”

Nel cuore della notte, Luis Rodrigues è svegliato dalla moglie e guarda dalla finestra: “Mi sono ritrovato in mezzo al Rodano”. Recuperato dai soccorsi alle 10 del mattino non dormirà più nella sua casa: le fondamenta dell’edificio del 1912 sono sprofondate e lo stesso vale per le altre case del quartiere. Erano state costruite per gli operai del sito industriale di Sierre: vecchie fuori, ma all’interno rimesse a nuovo dagli inquilini che godevano di affitti molto moderati. 

Antonietta Sido, 70 anni, ne ha vissuti 46 in quello che oggi è un villaggio fantasma. Il quartiere di Sous Géronde, era chiamato anche Little Italy. “Mio marito è venuto a lavorare qui a 18 anni, per quella che allora si chiamava Alusuisse”. Nel quartiere popolare si viveva molto nei giardini e negli orti che circondavano le case. “Mi sporgevo alla finestra e le amiche dicevano: scendi giù che ci beviamo un caffè!” Ora Antonietta racconta sconsolata dell’appartamento che ha trovato in città dopo faticose ricerche e dove vive con marito, figlia e nipote: tre generazioni costrette in 4 stanze al chiuso. E i costi sono alti: “L’affitto è di 1’700 franchi, più 240 franchi al mese di luce, che prima era compresa nel prezzo. Per 690 franchi avevo persino il garage”.

L’assenza dello Stato

Anche per Luis Rodriguez riprendersi è stata dura. Ora vive in un bungalow in campeggio e gli va bene così. Affitto moderato e per la Solo la Catena della solidarietà, dice, ha dato loro una mano. “Come primo aiuto ci hanno dato 8’000 franchi. 5000 se ne sono andati per i tre mesi di caparra dell’appartamento. Invece dallo Stato non abbiamo ricevuto niente, nemmeno una telefonata!” 

Un’altra cosa le ha fatto male: subito dopo l’inondazione per questioni di sicurezza gli abitanti potevano tornare nelle case solo pochi minuti per prendere beni di prima necessità. I ladri invece hanno potuto saccheggiare. “Ci avevano detto che era controllato dalla polizia, ma ci hanno rubato tutto.” E le assicurazioni hanno rimborsato solo i danni dell’acqua perché le case erano aperte. 

Anche per Luis Rodrigues riprendersi è stata dura. Ora vive in un bungalow in campeggio, messo a disposizione dal comune. Dovrebbe andarsene ma lui vuole restare: l’affitto è moderato e la moglie può coltivare qualche fiore. Prima per una casa intera pagava 1’300 franchi, spese comprese. Con quei soldi ora potrebbe permettersi al massimo un monolocale.

Luis Rodrigues si è sentito sostenuto, grazie alla Catena della solidarietà e ai servizi psicosociali. Soprattutto per la moglie, è ancora molto forte il trauma di quella notte. 

Il sindaco di Sierre: “Stupito che in un Paese ricco come il nostro sia la carità a colmare le lacune delle assicurazioni e dello Stato”

Di fronte al ripetersi dei disastri naturali, dobbiamo avere il coraggio di cambiare il sistema: ce lo dice il sindaco di Sierre, Pierre Berthod, che incontriamo nel palazzo municipale. La piena aveva messo a terra per settimane l’industria dell’alluminio e distrutto un intero quartiere, privando definitivamente del loro alloggio 43 famiglie.

Il sindaco si mostra critico rispetto alla gestione del “dopo-catastrofe”. Un’esperienza pesante per l’amministrazione di questa cittadina di 17’000.

A un anno dal disastro, molto resta da fare. Il quartiere di Sous-Géronde è ancora all’abbandono perché non ci sono, per ora, indicazioni da parte del Cantone su come si situi nella carta dei pericoli. Il depuratore intercomunale non funziona ancora al 100%, non sono ancora terminati i lavori di rifacimento delle infrastrutture e degli edifici pubblici, che non si sono asciugati in inverno a causa dell’innalzamento della falda. Le cifre totali dei danni si sapranno solo a fine anno. Già solo per gli interventi urgenti e il depuratore, si superano i 14 milioni di franchi e non si sa quale sarà la partecipazione del Cantone.

Il Vallese ha sostenuto con una garanzia di prestito le multinazionali inondate dalla piena ma non le piccole-medie imprese. Un attore importante torna, invece, nel racconto del sindaco: “Abbiamo avuto la fortuna che la Catena della solidarietà ha potuto sostenere le persone fisiche grazie alle donazioni della popolazione. E i piccoli imprenditori – ad esempio i proprietari di ristoranti - hanno avuto accesso agli aiuti di emergenza”.

Soprattutto per gli sfollati, di cui un’ottantina ha perso definitivamente il proprio alloggio quella notte, la Catena è stata fondamentale: “Sono stupito che in un Paese ricco come il nostro, sia stata la carità a supplire alle lacune delle assicurazioni e dei poteri pubblici. Sono le donazioni dei cittadini ad aver aiutato i sinistrati. Non c’è una dottrina, a livello nazionale o cantonale, su come gestire questi casi”, sottolinea il sindaco.

Situazioni che possono essere drammatiche, tanto più che in Vallese le assicurazioni non sono obbligatorie. Per Berthod una soluzione potrebbe essere la costituzione di un Fondo: “Sono convinto che il nostro Paese debba istituire Fondi di sostegno in caso di catastrofe e darsi regolamenti molto più agili rispetto alle leggi ordinarie il cui ritmo normale è di mesi: le persone che hanno perso tutto, devono essere sostenute nel giro di giorni!”.

04:05

RG 12.30 del 27.06.2025 - Sierre, l’intervista di Lucia Mottini al sindaco di Pierre Berthod

RSI Info 27.06.2025, 16:02

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“Dobbiamo renderci conto che succederà ancora, che in futuro ci saranno sempre più disastri”

Lo stesso vale per gli interventi a favore delle imprese e per la ricostruzione delle infrastrutture. Per Sierre rimane inoltre aperta, con il Cantone, la questione delle misure prioritarie previste dal 2008 per proteggere la città dalle piene e non ancora realizzate. “Dobbiamo renderci conto che succederà ancora, che in futuro ci saranno sempre più disastri. Quindi siamo nella necessità di imparLo stesso vale per gli interventi a favore delle imprese e per la ricostruzione delle infrastrutture. “Dobbiamo renderci conto che succederà ancora, che in futuro ci saranno sempre più disastri. Quindi siamo nella necessità di imparare.... da Sierre, certo, ma anche dagli altri luoghi colpiti da catastrofi e avere il coraggio, in quanto personalità politiche o responsabili di amministrazioni pubbliche, di far evolvere i nostri modelli. I modelli per la bonaccia non funzionano in caso di tempesta”. 

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