Vacanze negli Stati Uniti? No, attualmente gli svizzeri preferiscono altre destinazioni. Tanto che per tutto il 2025 si prevede una flessione del 10% rispetto all’anno precedente.
Una tendenza che è però molto più marcata nel settore dei soggiorni linguistici, dove si parla infatti di un calo compreso tra il 36 e il 38%. Lo ha fatto sapere a SRF Claudio Ceserano, amministratore delegato di Media Touristik AG, azienda che offre soggiorni linguistici sotto il marchio Linguista: “Le persone hanno continuato a viaggiare fino all’estate, ma ora avvertiamo un chiaro senso di incertezza” ha detto.
Nessun problema all’ingresso negli Stati Uniti
La scorsa primavera c’era stato il timore che i soggiorni di studio negli Stati Uniti non sarebbero stati possibili (nemmeno quelli già prenotati) a causa delle più restrittive norme d’ingresso annunciate dall’amministrazione Trump. Ma alla fine non sono stati registrati problemi particolari, come affermato da Christine Leimgruber dell’Associazione mantello svizzera per la promozione dello scambio giovanile Intermundo: “È stata una tempesta in un bicchiere d’acqua”. Alla fine le partenze sono avvenute regolarmente. Lo ha confermato anche Claudio Ceserano: “Non abbiamo avuto neanche un cliente che non ha potuto partire”.

Studenti stranieri out
Setteventi 28.05.2025, 07:20
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Il Canada va forte
Tra i cittadini svizzeri gli Stati Uniti risultano comunque essere sempre meno attrattivi per formazioni accademiche o linguistiche, e questo già da un decennio. È quanto emerge dalle statistiche statunitensi sui cosiddetti J-1-Visa per chi ha il passaporto rossocrociato. Si tratta dei visti che vengono rilasciati per lavori alla pari, ricercatori e soggiorni di studio.
Ma allora gli svizzeri dove vanno per imparare l’inglese? In Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica e soprattutto in Canada. In effetti, come affermato da Christine Leimgruber, le organizzazioni affiliate a Intermundo stanno attualmente registrando un forte aumento della domanda per scambi studenteschi annuali nel Paese confinante con gli Stati Uniti.
Non è solo una questione di politica
Non è chiaro se l’attuale tendenza sul fronte dei soggiorni linguistici sia dovuta all’elezione di Trump o alla politica statunitense in generale. Per Leimgruber va comunque considerato un ulteriore fattore: la difficoltà di trovare famiglie ospitanti idonee, che - confrontate con l’incertezza economica - siano in grado di accogliere gratuitamente e per un lungo periodo gli studenti stranieri, come avviene per Intermundo. Una situazione che è diversa altrove: “Alcuni Paesi, soprattutto la Nuova Zelanda e l’Australia, hanno trasformato gli scambi studenteschi e i soggiorni linguistici in un business, in cui i fornitori guadagnano bene”.

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Notiziario 10.09.2025, 16:00
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