Le pene pecuniarie e la loro sospensione condizionale non vanno abolite. In Parlamento è fallito l'ennesimo tentativo UDC (in parte spalleggiato dal Centro) di inasprire il Codice penale per le infrazioni meno gravi nell’ambito della riforma sull’armonizzazione delle pene in corso alle Camere federali. Una riforma che ha l’obbiettivo appunto di armonizzarle laddove sono ritenute troppo blande o troppo severe.
Un'operazione mirata e complessa che l'UDC (e in parte il gruppo del Centro) hanno sfruttato per rimettere in discussione alcuni strumenti base in mano a Magistratura e Tribunali, come appunto le pene pecuniarie, definite un'eresia dal consigliere nazionale Yves Nidegger, soprattutto quando vengono sospese condizionalmente: “Andate al carcere di Champs Dollon a Ginevra, tutti vi risponderanno: in Svizzera è tranquillo, la prima volta è gratis.”
Nulla da fare però davanti al muro eretto in particolare da PS, Verdi e PLR: "La pena pecuniaria, dicono le statistiche, è dissuasiva; porta soldi allo stato anziché pesare sui contribuenti con la detenzione quando non è necessaria; la condizionale è parte integrante del sistema penale e del suo equilibrio", questi alcuni fra gli argomenti portati in aula.
In discussione anche le pene per crimini violenti
Dinamiche molto differenti accompagnano invece i reati violenti e più crudi. Il Nazionale ha infatti oggi confermato l'innalzamento della pena minima per le lesioni personali gravi da sei mesi ad un anno di carcere, mentre le pene per i crimini sessuali stanno pure per essere riviste al rialzo, ma in sede separata.
Con ogni probabilità il Parlamento rivedrà inoltre la cosiddetta libertà vigilata per chi si è macchiato di crimini particolarmente efferati e potrebbe rendere imprescrittibile il reato di assassinio. È infatti di ieri l'accettazione, da parte della camera bassa, di un'iniziativa in tal senso del Canton San Gallo (i favorevoli hanno prevalso per un solo voto), e decisivo sarà il voto degli Stati che già una prima volta avevano detto di no.