In Svizzera la povertà resta stabile. Lo mostra il nuovo monitoraggio nazionale pubblicato dall’Ufficio federale delle assicurazioni sociali, che rivela pure un dato meno visibile del Paese: 8 persone su 100 vivono sotto la soglia di povertà.

Dietro questo numero si trovano profili ricorrenti: persone sole, genitori che crescono un figlio da soli, giovani senza una formazione post-obbligatoria, stranieri. Ma la povertà colpisce anche chi ha lavoro: sempre più persone, pur essendo occupate, non riescono a coprire il minimo vitale, i cosiddetti working poor. Le ragioni? Salari troppo bassi, ore di lavoro insufficienti, costi per crescere i bambini molto elevati.
A ciò si aggiunge il paradosso: migliaia di persone avrebbero diritto ad aiuti sociali ma non li richiedono, per vergogna o per mancanza di informazioni su come funziona il sistema.
Il rapporto indica alcune leve decisive per risolvere la situazione: un livello di formazione più alto, che riduce il rischio di povertà lungo tutto l’arco della vita; procedure più semplici per accedere alle prestazioni; una migliore conciliazione tra lavoro e famiglia, con un sostegno più robusto all’infanzia, considerato fondamentale soprattutto per i genitori soli che vorrebbero aumentare il grado di occupazione senza trascurare i figli.










