I 30 km/h devono restare un’eccezione in tutto il Paese, la regola sono i 50, quanto meno sulle strade “orientate al traffico”. Sarebbe questa - secondo le testate del gruppo Tamedia - la mossa pianificata dal responsabile del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni Albert Rösti. La decisione dovrebbe arrivare alla fine dell’estate, in agosto o a inizio settembre, secondo quanto si legge sulla stampa.
Farebbe discutere per due motivi: per i contenuti e per le modalità. Rösti, infatti, vorrebbe che il Governo procedesse con un’ordinanza, che a differenza di una modifica di legge si realizzerebbe in tempi più rapidi e non potrebbe essere contestata con un referendum. Il popolo, quindi, non potrebbe essere chiamato a pronunciarsi sulla questione. “C’è un po’ di preoccupazione, perché si vuole in fondo bloccare quello che molti Comuni e Città stanno portando avanti”, afferma ai microfoni della RSI Bruno Storni, consigliere nazionale del Partito Socialista, membro della Commissione dei trasporti e presidente dell’Associazione traffico e ambiente. “Queste zone 30% già esistono a Friburgo, Zurigo, Berna,... e funzionano benissimo. Un minimo di autonomia deve essere garantito”, dice il ticinese.
Il Parlamento nel 2021 aveva approvato una mozione che chiedeva che i 50 km/h fossero il limite vincolante per le strade definite “orientate al traffico”. Eccezioni sarebbero state possibili per esempio vicino a edifici scolastici, mentre i 30 km/h - secondo quel testo - avrebbero dovuto essere limitati alle strade dentro le aree residenziali.
L’approccio di Rösti piace ai rappresentanti degli automobilisti, secondo i quali un limite inferiore spinge il traffico verso vie secondarie in zone abitate. Alle associazioni di difesa dell’ambiente, invece, non piace affatto: per Storni “il problema è sentito e l’efficacia dei 30 km/h è dimostrata dal fatto che, laddove sono stati introdotti, in nessun caso si è poi tornati indietro”.