Bisogna chiarire il mandato di servizio universale della Posta e il suo settore di attività prima di effettuare qualsiasi ulteriore ristrutturazione. Il Consiglio nazionale ha approvato martedì, con 113 voti a 60 e 18 astensioni, una mozione in questo senso della sua commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni. Gli Stati devono ancora esprimersi.
Lo scorso giugno, la Posta ha annunciato l’intenzione di chiudere circa 170 uffici postali autonomi entro il 2028. Il Governo ha in seguito presentato una serie di allentamenti a livello di prestazioni, come l’allungamento dei tempi di consegna di lettere e pacchi. Si tratta di revisioni dell’ordinanza che entreranno in vigore nel 2026.
Posta Quo Vadis?
Modem 10.09.2024, 08:30
Le attuali basi giuridiche lasciano un margine di manovra troppo ampio per queste modifiche, ha affermato David Roth (PS/LU) a nome della commissione. Secondo il parlamentare è in gioco la fiducia dei cittadini nella fornitura di servizi pubblici e spetta al Parlamento definire fino a che punto può spingersi la trasformazione della Posta senza mettere a repentaglio la coesione. Non si tratta di metterlo di fronte al fatto compiuto, ha chiosato.
Il PLR si è opposto alla mozione. “Un cittadino medio riceve 200 lettere all’anno, ovvero una ogni giorno lavorativo. E anche il traffico dei pagamenti sta cambiando drasticamente. La Posta deve adattarsi a queste nuove realtà”, ha puntualizzato Damien Cottier (PLR/NE).
“Il blocco di qualsiasi ristrutturazione sarebbe un grosso ostacolo all’ammodernamento di questa azienda che si autofinanzia”, ha da parte sua ammonito il ministro delle telecomunicazioni Albert Rösti. Si tratta di misure molto piccole che consentiranno di risparmiare 45 milioni di franchi all’anno, ha spiegato invano. Il suo dipartimento (il DATEC) deve preparare le linee generali di un progetto entro giugno 2025.
Al momento del voto, lo schieramento borghese non è riuscito a spuntarla, dato che molti suoi parlamentari hanno sostenuto la mozione. Jean-Luc Addor (UDC/VS), lui stesso figlio di un postino, ha detto di temere che la Svizzera si trasformi in un “deserto postale”. Sidney Kamerzin (Centro/VS) ha espresso preoccupazione per il destino delle valli periferiche, mentre Daniel Sormanni (MCG/GE) si è fatto portavoce del personale minacciato di licenziamento.
Nel dettaglio, la mozione chiede che il Consiglio federale elabori una revisione della legge in materia per definire il mandato di servizio universale e il settore di attività della Posta. Il Parlamento avrà così anche la possibilità di esaminare quali prescrizioni devono essere disciplinate a livello di legge e quali a livello di ordinanza.
Fino alla conclusione della revisione, il Consiglio federale dovrà rinunciare a modifiche dell’ordinanza e imporre alla Posta, con mezzi idonei, di sospendere i piani di rinuncia al recapito negli insediamenti di piccole dimensioni, di chiusura di uffici postali o di riduzione della puntualità nel recapito di pacchi e lettere.
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