La Svizzera si trova in una “situazione di tranquillità ed elevata stabilità a livello di politica di sicurezza”, secondo l’annuale rapporto del Servizio delle attività informative della Confederazione.
Tuttavia, come ha dimostrato la vicenda Snowden, il paese resta interessato da casi di spionaggio, attraverso la sorveglianza delle comunicazioni e all’infiltrazione (illegale) nei sistemi informatici.
“Si è confermato il vecchio adagio secondo il quale gli Stati hanno solo interessi e non amici. La fiducia va bene, ma il controllo è meglio”, scrive il consigliere federale Ueli Maurer nell’introduzione. I cyber-attacchi possono essere lanciati da qualsiasi posto, permettono di falsificare informazioni e persino di sabotare infrastrutture. L’attenzione è rivolta soprattutto agli Stati Uniti.
L’altro aspetto evidenziato nel documento è quello del terrorismo: cittadini svizzeri possono rimanere vittime di attacchi nelle aree di conflitto, ma c’è pure il timore di una radicalizzazione di una frangia di popolazione di fede musulmana: in Svizzera non ci sono stati episodi, ma ci sono invece già esempi di individui cresciuti nella Confederazione e partiti a combattere, per esempio in Siria.
ATS/pon