Svizzera

Too big to fail, ecco le nuove regole del gioco

Via le filiali estere dal capitale proprio, responsabilizzazione dei manager e inasprimento dei piani di stabilizzazione – UBS critica l’aumento “estremo” dei requisiti patrimoniali

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Nuove regole per le banche

Telegiornale 06.06.2025, 20:00

  • archivio keystone
Di: dielle/Spi 

In seguito alla crisi che ha coinvolto Credit Suisse e alla fusione d’emergenza con UBS, il Consiglio federale ha deciso di rafforzare il quadro normativo per le banche di importanza sistemica, in linea con l’articolo 52 della Legge sulle banche e le raccomandazioni della Commissione parlamentare d’inchiesta. Oggi (venerdì) il Governo ha quindi adottato un pacchetto di misure con lo scopo di migliorare la stabilità del sistema finanziario svizzero, riducendo i rischi per lo Stato, i contribuenti e l’economia. L’introduzione di un regime di responsabilità mira infatti ad aumentare l’effetto preventivo del sistema “too big to fail”, si legge in una nota governativa. 

Più poteri alla FINMA e identificazione delle responsabilità

Le misure proposte, che richiederanno modifiche legislative e regolatorie, mirano a rafforzare la responsabilità individuale dei dirigenti bancari, migliorare l’accesso alla liquidità in situazioni di crisi e ampliare i poteri della FINMA, l’autorità di vigilanza finanziaria. In particolare, sarà introdotto un sistema che obbliga le banche a documentare chiaramente le responsabilità decisionali, permettendo così di sanzionare in modo mirato eventuali comportamenti scorretti, anche attraverso la restituzione di bonus o l’esclusione dall’attività bancaria.

Un altro punto centrale riguarda la gestione della liquidità: le banche dovranno predisporre garanzie adeguate per poter accedere tempestivamente all’assistenza della Banca nazionale svizzera (BNS) o di altre banche centrali. Saranno inoltre inaspriti i requisiti per i piani di stabilizzazione e liquidazione, con la possibilità per la FINMA di intervenire in modo più rapido ed efficace e con sanzioni amministrative in caso di violazioni.

Via le filiali estere dal capitale proprio, ma nessun aumento generale dei fondi propri

Una misura strutturale importante riguarda la copertura delle partecipazioni estere: le banche sistemiche svizzere dovranno dedurre il valore contabile delle loro filiali estere dal capitale proprio di base. Questo per evitare che eventuali svalutazioni all’estero compromettano la solidità della banca madre, come accaduto nel caso di Credit Suisse, limitandone la capacità di manovra durante la crisi.

“La sua attuazione garantirà che la svalutazione delle filiali estere, rilevata nel bilancio della banca madre, non incida sul patrimonio di base della banca madre. Inoltre, rafforzerà la base patrimoniale della banca madre in quanto entità svizzera del gruppo” si legge nel comunicato. Oggi è richiesta solo una capitalizzazione parziale delle filiali all’estero, quindi si tratta in sostanza di un aumento dei requisiti patrimoniali (fondi propri), anche se limitato appunto alle filiali estere di banche sistemiche - leggasi UBS. Per l’aumento dei requisiti, le banche dovranno quindi sostituire parte del capitale di terzi con capitale proprio. Per valutare i costi associati a questa misura, il Dipartimento federale delle finanze ha commissionato due rapporti esterni (al professor Heinz Zimmermann e alla società di consulenza Alvarez & Marsal).

D’altro canto, come indicato nel suo rapporto sulla stabilità delle banche, il Consiglio federale respinge un aumento generale dei fondi propri in quanto meno appropriate. Una misura a cui la principale banca svizzera, UBS, si era sempre opposta.

Parallelamente, il Consiglio federale ha avviato una revisione delle ordinanze esistenti, introducendo criteri più severi per la valutazione degli attivi e nuove regole sui requisiti di liquidità. Le banche in difficoltà dovranno fornire informazioni aggiornate e dettagliate per permettere alle autorità di monitorare costantemente la loro situazione.

Consultazione in due fasi

Il processo di consultazione pubblica sarà articolato in due fasi: una nella seconda metà del 2025, focalizzata sui requisiti patrimoniali delle banche madri, e una nella prima metà del 2026, relativa alle altre misure legislative. Le modifiche regolatorie saranno sottoposte a consultazione fino al 29 settembre 2025 e potrebbero entrare in vigore a partire da gennaio 2027.

Con questo pacchetto, il Consiglio federale intende “rafforzare la fiducia nella piazza finanziaria svizzera, garantendone la stabilità e la competitività a lungo termine”.

La FINMA “soddisfatta” e la BNS pure

Sulle nuove misure di Berna e le modifiche della Legge sulle banche la prima reazione è arrivata proprio dalla FINMA, che “accoglie con favore i parametri di riferimento del Consiglio federale ed è convinta che così si possa conseguire un rafforzamento decisivo della resilienza della piazza finanziaria svizzera”.

L’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari accoglie favorevolmente in particolare “i nuovi poteri previsti per la FINMA negli ambiti di corporate governance, intervento precoce, stabilizzazione, risanamento e liquidazione, nonché l’introduzione di maggiori requisiti in materia di capitale proprio per banche di rilevanza sistemica con controllate all’estero. Le misure previste sono centrali per rafforzare la resilienza delle banche in caso di crisi e dunque la stabilità del sistema finanziario”.

La Banca nazionale svizzera (BNS) approva le misure sulle banche decise dal Consiglio federale. Sono fondamentali per rafforzare la resilienza degli istituti nonché la loro capacità di risanamento e liquidazione in caso di crisi, garantendo nel contempo la stabilità del sistema finanziario, argomenta la BNS in un breve comunicato.

Banchieri: ci si è spinti troppo oltre

Con le sue proposte per garantire la stabilità finanziaria il Consiglio federale si è spinto troppo oltre: è il giudizio dell’Associazione svizzera dei banchieri (ASB), che parla di possibili danni per l’intero paese.

“Dalla reazione a una crisi per colpa propria di una singola banca è nata un’ondata di regolamentazioni per tutti gli istituti”, si rammarica l’ASB in un comunicato odierno. “Molte delle misure proposte hanno poca attinenza con le cause del crollo di Credit Suisse”. Secondo l’organizzazione diversi provvedimenti non colgono nel segno e rischiano di indebolire la piazza finanziaria e l’economia elvetica, in un contesto di crescenti rivalità geopolitiche e di deregolamentazione internazionale. “Un simile sviluppo deve essere evitato a tutti i costi”, si legge nella nota.

Per il PS non basta, PLR passo nella giusta direzione

Il giro di vite annunciato dalla ministra delle finanze Karin Keller-Sutter è stato accolto tiepidamente dal Partito socialista (PS), per il quale non basta per tenere sotto controllo i rischi del nuovo colosso UBS. Secondo la formazione politica è necessario attuare il più rapidamente possibile le prescrizioni in materia di fondi propri.

Il PS accoglie con favore le proposte di rafforzamento dei poteri di vigilanza e sanzionatori della FINMA, così come i requisiti in materia di fondi propri per le filiali. Vede però anche un notevole margine di miglioramento. “Non ci sono ad esempio proposte concrete per ridurre i rischi dovuti alle dimensioni della nuova UBS”, afferma il co-presidente Cédric Wermuth, citato in una nota del partito.

Da parte sua il PLR promuove le nuove regole bancarie. Secondo il partito liberale “le proposte del Consiglio federale vanno nella giusta direzione”. Disporre di una piazza finanziaria forte è di grande importanza per la Svizzera e il suo benessere, crea posti di lavoro, garantisce gettito fiscale e fornisce alle PMI crediti a condizioni vantaggiose. Ma, sottolinea il PLR, “questa forza comporta anche grandi responsabilità. Quando i manager delle banche falliscono e i loro istituti vacillano, non possono essere i contribuenti a pagare il conto.

Anche se le singole misure saranno ancora esaminate nel dettaglio, secondo il PLR, è necessaria una regolamentazione su misura. “Le grandi banche di importanza sistemica con filiali internazionali devono essere soggette a una vigilanza diversa rispetto alle banche cantonali o nazionali di dimensioni più piccole”, afferma la nota. 

UBS critica l’aumento “estremo” dei requisiti patrimoniali

In serata UBS ha criticato aspramente le norme per le banche di rilevanza sistemica annunciate dal Consiglio federale. Secondo i suoi calcoli, le imporrebbero di accumulare fino a 42 miliardi di dollari supplementari di coefficiente patrimoniale CET1.

La banca delle tre chiavi ha affermato di sostenere in linea di principio la maggior parte delle proposte normative presentate oggi, ma è decisamente in disaccordo con l’aumento estremo dei requisiti patrimoniali annunciato dalla ministra delle finanze Karin Keller-Sutter.

Queste modifiche porterebbero a requisiti patrimoniali che non sono proporzionali o allineati a livello internazionale, prosegue UBS, che negli ultimi mesi si è fortemente opposta alle nuove misure in termini di capitale aggiuntivo.

Nonostante le critiche, il gruppo intende impegnarsi in modo costruttivo nel processo di consultazione e valutare alternative, così come misure appropriate per rispondere agli effetti negativi di questa normativa.

02:44

"Too big to fail", parla Karin Keller Sutter

Telegiornale 29.04.2024, 20:00

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