Sberle, sculacciate, minacce e umiliazioni vanno bandite dall’educazione dei figli. A ritenerlo è il Nazionale, che in questo senso ha adottato oggi, lunedì, una revisione del codice civile (CC) con 134 voti contro 56 e 2 astensioni.
Il progetto del Governo prevede di dichiarare esplicitamente inammissibile il ricorso alla violenza nell’educazione e di proibire, in particolare, le punizioni corporali e altri trattamenti degradanti. Il progetto intende però tutelare l’autonomia dei genitori nell’educare i figli e non propone alcun specifico metodo educativo.
Le punizioni corporali sono già perseguite a livello penale. La funzione delle nuove norme è quindi soprattutto preventiva e simbolica.
La libertà educativa dei genitori non è messa in discussione e non si tratta d’imporre uno standard di “educazione benevola” o di vietare ogni punizione, ha dichiarato Philippe Nantermodo (PLR/VS) a nome della commissione competente.
Sull’altro fronte, Manfred Bühler (UDC/BE) - che ha presentato un proposta di non entrata nel merito respinta dal plenum - ha giudicato inutile l’aggiunta al CC, dal momento che disposizioni che puniscono la violenza in famiglia esistono già.
I Cantoni dovranno quindi potenziare la prevenzione ampliando le attuali offerte di consulenza e aiuto a bassa soglia per genitori e figli, che in parte differiscono da regione a regione, migliorandone l’accesso. In caso di difficoltà in ambito educativo, gli interessati dovrebbero avere a disposizioni sufficienti consultori e altre offerte di sostegno. L’obiettivo è offrire consulenza alle famiglie in ambito educativo e, se occorre, contribuire a superare i conflitti.
Il dossier passa ora all’esame degli Stati.