Il digitale avanza, modifica il modo di informarsi, comunicare, partecipare alla vita collettiva. E per i giovani è ormai un modo di stare al mondo. Anche l’intelligenza artificiale si è fatta rapidamente strada nella loro quotidianità. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, però, “non è uno strumento di svago e intrattenimento. I giovani la usano per informarsi”, spiega ai microfoni del Quotidiano Eleonora Benecchi, docente dell’Istituto di media e giornalismo dell’Università della Svizzera italiana.
Un uso che può nascondere parecchie insidie: “Il problema principale è la compiacenza. Questi strumenti tendono a darci risposte allineate con il nostro modo di vedere il mondo”, mette in guardia Federico Germani, ricercatore dell’Istituto di etica biomedica dell’Università di Zurigo.
I due esperti, presenti al simposio “giovani e democrazia nella società digitale” del premio Möbius in corso a Lugano, sono comunque convinti che, se ben utilizzata, l’intelligenza artificiale potrà aiutare ad avvicinare i giovani alla politica e a contenere disinformazione e polarizzazione delle opinioni. “Senza ombra di dubbio strumenti come ChatGPT non sono il luogo dove cercare informazioni o per informarsi rispetto a processi democratici”, sostiene Benecchi. “Possono essere però un luogo dove semplificare informazioni complesse che magari non sono state pensate per un pubblico giovane”.
Dal canto suo, Germani sottolinea anche che “ci sono degli studi recenti che dimostrano come conversare con dei modelli di intelligenza artificiale addestrati possa ridurre le credenze in teorie del complotto e possano aumentare la credibilità di informazioni vere”.
Ma come fare a far prevalere le opportunità sui rischi? Occorre promuovere l’alfabetizzazione digitale e la formazione critica dei giovani.
L’utilizzo dell’IA da parte dei giovani
La docente dell’USI Eleonora Benecchi indica che in generale il 70% dei giovani tra i 12 e i 19 anni usano l’intelligenza artificiale. L’uso cresce con l’età: la percentuale è dell’84% se si considerano solo i diciannovenni.
Il contatto con schermi digitali inizia poco dopo la nascita e a partire dai 10 anni quasi ogni bambino in Svizzera ha un cellulare proprio.