Arte integrata: "Il Ticino? Deboluccio"

Incuriosire e sensibilizzare. Sono queste le parole chiave del Festival internazionale del teatro (FIT) , che, a partire da oggi, venerdì 18 terrà banco a Lugano fino al prossimo 27 ottobre. Esibizioni politiche, rappresentazioni di vita quotidiana e questioni più intime legate all’umanità di ciascuno saranno messe in scena durante questi dieci giorni. Un’attenzione particolare sarà dedicata al tema dell’integrazione . Proprio oggi, in apertura, andrà in scena il lavoro del coreografo francese Jerome Bel “Disabled Theater” che vede impegnati i giovani attori del teatro Hora di Zurigo, tutti con disabilità di natura mentale e con sindrome di down.

Obiettivo di questo spettacolo? Ascoltare quello che hanno da dirci questi attori. “Non bisognerebbe continuare a ignorare ciò che le persone disabili possono e vogliono mostrarci – dice l’assistente di Jerome Bel, Chris Winheimer (ascolta l'audio) - . Entrare in stretto contatto con questo mondo permette a tutti noi di riflettere, non solo su quello che significa essere disabili o abili, ma anche su questioni legate al concetto di normalità e di sanità, e induce ad una spontanea apertura”, conclude l’artista.

L’evento di venerdì è un’eccezione, per giunta rara, in Ticino che, in materia di integrazione sul versante artistico, è “deboluccio”, spiega Emanuel Rosenberg (ascolta l'audio), direttore artistico della compagnia integrata “Teatro danz’abile”. Peccato, perché “l’arte ha la capacità di seguire un’utopia che è quella che vede un mondo in cui non ci sono più diversità”, mentre ciò che manca da noi sono proprio “quell’apertura quella disponibilità verso queste diversità”.

Giulia Tavarini