Per don Samuele Tamagni e il suo amico, arrestato con lui alla fine di novembre, si profila il processo. Processo che per entrambi avverrà con la formula del rito abbreviato. Così ha deciso il procuratore pubblico Daniele Galliano. L’inchiesta è chiusa.
L’indagine ha ricostruito tutte le cifre delle malversazioni compiute dal parroco di Cadro e Davesco-Soragno. Tra il 1° gennaio 2016 e il 19 novembre scorso – ha stabilito l’Efin, l’Equipe finanziaria del ministero pubblico – don Samuele ha sottratto un totale di oltre 800mila franchi. 564mila solo ai genitori (83mila dei quali in qualità di loro curatore). Il resto ai danni di un legato, della parrocchia e, come noto, della Fondazione Damiano Tamagni. Fondazione istituita dopo l’uccisione del nipote, nel 2008, e di cui don Samuele era vice-presidente.
Le ragioni dei ripetuti prelevamenti sono da ricondurre alla relazione instaurata con il 27enne italiano, conosciuto nel 2016 quando il giovane stava effettuando uno stage nella casa anziani di Cadro. Soldi. Tanti soldi, elargitigli anche in cambio di prestazioni sessuali.
In aula il sacerdote, passato ora in regime di espiazione anticipata della pena, dovrà rispondere di appropriazione indebita, truffa, amministrazione infedele aggravata, falsità in documenti e riciclaggio. L’amico dei reati di appropriazione indebita, ottenimento illecito di prestazioni di un’assicurazione sociale o dell’aiuto sociale, esercizio illecito della prostituzione e riciclaggio di denaro.