Patti Chiari questa sera alle 20:40 su RSI LA1:
Ogni anno centinaia di salme varcano la frontiera tra Italia e Svizzera: un ultimo viaggio per affrontare il rito della cremazione proprio nel Canton Ticino, prima di essere riportate in patria sotto forma di cenere.
Vengono dalla zona di Porlezza, dalla Valle d’Intelvi, persino dalla regione dell’alto Lario: trasportate da alcune onoranze funebri italiane che preferiscono rivolgersi ai vicini impianti ticinesi, piuttosto che raggiungere il crematorio di Como, oppure quello di Sondrio, ancora più lontano. E non è solo la vicinanza geografica ad alimentare questo turismo della cremazione: a contribuire ci sarebbe anche il fatto che molti forni della fascia di confine, causa problemi tecnici, funzionano a singhiozzo. E, non ultimo, i prezzi scontati che alcuni crematori ticinesi propongono alle onoranze funebri oltre frontiera. Nulla di male, se non fosse che proprio i crematori del Canton Ticino sono i più cari dell’intera Svizzera. E che anche i parenti dei defunti ticinesi, spesso, apprezzerebbero fatture meno salate.
Patti chiari è entrato in possesso di un documento riservato, nel quale un crematorio privato del Sopraceneri, confrontato forse a un numero di cremazioni troppo esiguo per coprire i costi di gestione, ha rivolto esplicitamente la propria offerta al mercato italiano: il documento mostra come questo crematorio abbia proposto in passato un pacchetto completo alle onoranze funebri della fascia di confine: trasporto della salma, cremazione, fornitura dell’urna e riconsegna delle ceneri.
Secondo quanto Patti chiari ha potuto verificare, gli sconti per pompe funebri italiane sono arrivati in qualche caso a dimezzare i prezzi della cremazione. In altri casi, le tariffe proposte alle onoranze funebri italiane scendono fino al 30% rispetto a quelle ticinesi.
Il risultato è che i familiari dei defunti italiani pagano una fattura molto più leggera rispetto a quella, salata, pagata dai ticinesi, pur facendo capo allo stesso identico servizio.
Proprio così, perché gli impianti del Cantone sono infatti i più cari in assoluto dell’intera Svizzera. A Lugano, Chiasso e Carasso la tariffa unica per la cremazione di una salma adulta è di 800 franchi. Solo Losanna fattura di più, ovvero 830 franchi, ma unicamente per chi non è domiciliato nel capoluogo vodese. La tariffa di Bellinzona è un po’ più a buon mercato, ma solo per i domiciliati, che pagano 650 franchi.
Mentre l’impianto più caro in assoluto, quello di Riazzino, arriva a fatturare, secondo informazioni raccolte da Patti chiari, sugli 880 franchi.
Tante le ragioni dietro questa insolita situazione, ma ce n’è una che non può passare inosservata: in Ticino non ci sono sufficienti salme per tutti gli impianti: ben cinque crematori per 360’000 abitanti, con una media di 700 cremazioni all’anno, un numero quasi quattro volte inferiore rispetto alle salme cremate, per impianto, oltre Gottardo. Per sostenere gli alti costi di esercizio con numeri così ridotti, non si può quindi far altro che aumentare le tariffe. A spese dei cittadini.
(Articolo legato alle anticipazioni del Quotidiano delle 19:00 del 24.10.2025)






