Il Consiglio di Stato, è notizia di ieri, intende obbligare l’autorità ecclesiastica a denunciare i reati o sospetti di reati sessuali compiuti dal clero. “Mi sembra una cosa giusta. Anzi, la legge civile era in ritardo sul diritto canonico e adesso corrisponde. È quindi logico e giusto”. Così ai microfoni del Quotidiano l’amministratore apostolico della Diocesi di Lugano, Alain de Raemy, commenta la modifica nella Legge cantonale sulla Chiesa cattolica chiesta dal Governo ticinese. Un obbligo di segnalazione che, anche per proteggere il segreto ecclesiastico, si limiterà ai casi che colpiscono minori e persone incapaci di discernimento.
Se il diritto canonico già prevede quest’obbligo di denuncia all’autorità civile, la legge cantonale sulla Chiesa cattolica, paradossalmente, non ancora; un modo dunque di colmare la lacuna e uniformare le procedure. Ma anche un passo che tiene conto di situazioni reali che hanno impegnato la magistratura: “Abbiamo leggi specifiche che regolano i rapporti tra il Cantone e le due Chiese riconosciute, quella cattolica romana e quella riformata. Quindi - commenta il presidente del Governo Norman Gobbi - credo davvero che sia un tenere il passo con un’evoluzione dei tempi, ma anche con le situazioni che purtroppo abbiamo vissuto”.
La proposta governativa è vista positivamente anche da Myriam Caranzano. Secondo la presidente del Gruppo di ascolto per le vittime di abusi in ambito religioso, l’obbligo dovrebbe valere per tutti i settori. Nessuno, insomma, dovrebbe nascondersi dietro ad una professione per sfuggire alla legge. “Non sono sicura - dice - che cambierà così tanto, perché le situazioni che arrivano alle autorità della diocesi di Lugano penso di poter dire che sono segnalate. Non mi sembra che, a questo livello, si esiti tanto a coinvolgere la giustizia civile. Perciò non lo so se sarà una grande rivoluzione. Sarà una conferma in più che bisogna muoversi, che non si può aspettare anni come si faceva nel passato”.
“È una cosa giusta anche il fatto che se ne parli”, dice ancora Alain de Reamy. “Tutti prendiamo nuovamente coscienza di quanto è molto importante essere molto attenti a chi viene per confidare qualcosa”.
Cosa che in passato, come noto, non sempre è stata fatta con la dovuta celerità e trasparenza, lo dice a chiare lettere la ricerca storica dell’Università di Zurigo citata nel messaggio che ha evidenziato come i vertici della Chiesa cattolica nel periodo esaminato dagli anni ‘50 abbiano insabbiato, nascosto e banalizzato gli abusi sessuali su minori, nonostante fossero considerati reati gravi anche dal diritto canonico.
SEIDISERA del 03.05.25, il servizio di Davide De Nigris
RSI Info 03.05.2025, 20:18
Contenuto audio