Ticino e Grigioni

Ferito con una lametta alla Stampa: un diverbio improvviso tra detenuti

L’aggressione di giovedì non ha cause profonde. Il ferito è fuori pericolo, ma l’episodio solleva interrogativi sulla gestione dei conflitti improvvisi in prigione - Laffranchini: “In carcere si mangia con le posate e ci si rade con un rasoio”

  • Oggi, 13:24
  • Un'ora fa
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RG 12.30 del 22.08.2025 - Il servizio di Nicola Lüönd

RSI Info 22.08.2025, 12:49

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Di: Nicola Lüönd-Radiogiornale/joe.p. 

Sono dei futili motivi all’origine della ferita da arma da taglio inferta ieri da un detenuto ad un altro detenuto nel carcere della Stampa a Cadro. Il ferito è fuori pericolo ed intanto l’inchiesta continua.

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Lite con accoltellamento alla Stampa

Il Quotidiano 21.08.2025, 19:00

Ci sono casi in cui la conflittualità fra residenti nel carcere è palese e quindi si può tentare di intervenire in fase preventiva. Non è questo il caso, perché stavolta il diverbio è stato estemporaneo.

“E questo naturalmente accresce le difficoltà nel gestire questo genere di situazioni: perché non esistono campanelli d’allarme”, spiega il direttore delle strutture carcere Stefano Laffranchini. “Siamo di fronte al fatto compiuto e dunque non riusciamo ad implementare quelle misure preventive che adottiamo in modo continuativo in caso di persone che danno segni di difficoltà o squilibrio”, prosegue.

Inizialmente si è parlato di “accoltellamento” e di “oggetto tagliente”: dalle prime ricostruzioni si trattava di una lametta da barba. “Il codice penale prevede che le condizioni in un carcere debbano corrispondere il più possibile a quelle di un’esistenza normale: si mangia con le posate, ci si rade con un rasoio, ci si specchia in uno specchio. L’immaginario comune di un carcere dove non circoli nulla di pericoloso si riferisce esclusivamente al comparto di alta sicurezza, dove - se vi sono dei segnali di allarme - si possono ridurre ulteriormente le libertà della persona”, aggiunge Laffranchini.

Casi simili capitano spesso? “No - conclude Laffranchini - sono estremamente rari in Ticino. In media contiamo 15 casi di violenza all’anno, ma quest’anno siamo a due casi. Io penso che ogni atto violento sia uno di troppo, ma diciamo che in generale la situazione non mi preoccupa”.

Ciò che invece può preoccupare è il tasso di occupazione delle carceri, che rimane ai massimi. Cresce l’eterogeneità culturale della popolazione di detenuti e gli spazi rimangono angusti, ciò che complica il lavoro di prevenzione delle autorità carcerarie, così come la convivenza fra i carcerati.

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