Ticino e Grigioni

La lotta contro i nemici invisibili, ma non troppo

L’infettivologo Enos Bernasconi ci guida tra le malattie infettive che in Ticino segnano dei picchi e quelle che invece sono ancora sotto controllo: salmonellosi, Meningoencefalite FSME, legionellosi, HIV, sifilide, epatiti - Nel 2023 nessun caso di AIDS

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  • 27 settembre, 13:19
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In Ticino ancora rari casi di zecche infette da Meningoencefalite FSME.

  • Keystone
Di: Stefano Pianca 

Per loro natura invisibili, virus, batteri e bacilli vari si palesano su carta nei dati epidemiologici annuali raccolti dall’Ufficio federale di sanità pubblica. Dati, come quelli del 2023, appena pubblicati dall’Ufficio cantonale di statistica, e che mostrano per il Ticino alcune tendenze su cui abbiamo chiesto il parere dell’infettivologo Enos Bernasconi, viceprimario all’EOC e professore alla Facoltà di biomedicina dell’USI.

Parlare di sanità all’indomani della stangata sui premi della cassa malati può apparire intempestivo, ma è proprio la copertura assicurativa di alcuni tipi di vaccinazione che sta fornendo - come si leggerà nel corso dell’intervista - un contributo fondamentale al contenimento di diverse malattie infettive.

Ma iniziamo dalla legionellosi, infezione da batterio che fa svettare il Ticino tra i cantoni con un tasso d’incidenza di 25,42 casi ogni 100’000 abitanti e 90 casi accertati. “Va premesso - osserva Enos Bernasconi - che nel nostro cantone si è testato tradizionalmente molto di più che in altre parti della Svizzera alla ricerca della legionella. Anche per il fatto che da anni il centro di riferimento nazionale si trova presso il Servizio di microbiologia dell’EOC”. Ma a parte questo, continua l’infettivologo , “l’aumento, che non è di facile interpretazione, potrebbe dipendere anche da fattori climatici. Ma potrebbero influire anche le torri di raffreddamento nei sistemi industriali in cui si creano degli aerosol che se contaminati possono diffondersi in un ampio raggio. In Ticino potrebbero anche esserci maggiori problemi nei sistemi di distribuzione dell’acqua potabile principalmente nelle vecchie costruzioni. Senza dimenticare i casi d’importazione, quando magari in vacanza succede di fare la doccia in una camera che non è stata usata da un po’ di tempo”.

Finisce in -osi anche un’altra malattia che, sempre in Ticino, nel 2023 ha avuto un picco decennale di 107 casi (tasso d’incidenza 29,9 casi contro il 20,3 a livello nazionale): la salmonellosi. A proposito dell’agente batterico trasmesso da alimenti contaminati l’infettivologo ricorda che “per anni si era osservato piuttosto una diminuzione delle salmonellosi a vantaggio, per così dire, del Campylobacter. Questo trend andrà studiato, ma sicuramente conferma l’importanza di mantenere dei controlli e una politica di sorveglianza delle misure d’igiene nella ristorazione”. Sarebbe però importante capire, continua l’esperto, “quanti casi sono importati, perché non se ne può dedurre che i nostri ristoratori siano meno attenti”.

Nelle statistiche spiccano, in positivo, gli 0 nuovi casi di AIDS, la malattia indotta dal contagio da HIV. “Negli anni questo numero è diminuito costantemente fino a quasi scomparire. Ciò è indubbiamente da attribuire al successo della terapia antiretrovirale moderna. Per la maggioranza delle persone che hanno questa infezione oggi basta una singola compressa al giorno o in taluni casi anche un’iniezione bimensile per controllare perfettamente il virus senza le complicazioni dell’AIDS”.

Diminuiscono, va sottolineato, anche i casi HIV-positivi, che sono stati 12 nel 2023 (e 356 a livello svizzero). I numeri, conferma Enos Bernasconi, “sono diminuiti abbastanza costantemente e sono stabili negli ultimi due anni. Occorre ancora ottimizzare la prevenzione in determinate fasce di persone con comportamenti a rischio. Sicuramente la PrEP (medicamenti per la protezione contro l’HIV) è sempre più diffusa. Dallo scorso 1. luglio la cassa malati rimborsa il farmaco, cioè una combinazione di due sostanze, a condizione che le persone siano seguite in un programma nazionale, per garantire anche una presa a carico ottimale e il depistaggio delle altre malattie a trasmissione sessuale”.
                

Il fatto che preoccupi meno l’HIV, perché c’è la protezione della PrEP e degli antiretrovirali che abbassano la carica virale, potrebbe indurre le persone a una minore attenzione. Per altre malattie sessualmente trasmissibili le cifre non sono infatti così tranquillizzanti. La gonorrea ha registrato nel 2023 un picco con 157 casi (con un tasso al 43,9 ben più basso comunque del 68,1 nazionale, dove i casi sono stati 6’105). Anche sifilide e clamidiosi si mantengono su livelli elevati, ma stabili. “Se l’HIV con una sorveglianza adeguata e trattamenti precoci si riesce a debellare, per le altre malattie a trasmissione sessuale c’è un aumento dovuto chiaramente a un minor utilizzo dei mezzi di prevenzione tradizionali, in particolare del preservativo. Per la sifilide, ad esempio, non si adotta quella prevenzione mirata che c’è per l’HIV”.

Tra le malattie in chiara recessione troviamo l’epatite A (0 casi in Ticino nel 2023) e, meno, l’epatite B (71 casi, tasso d’incidenza 19,8). Per quest’ultima, l’infettivologo usa parole dure, “da molti anni ci sono vaccini efficaci e se abbiamo nuovi casi di epatite B è in fondo un fallimento della prevenzione. L’epatite A, in genere, si acquisisce all’estero con alimenti contaminati, però con una buona consultazione di medicina di viaggio tutti i viaggiatori vengono vaccinati contro l’epatite A. La stessa epatite B è facilmente prevenibile con le vaccinazioni e quindi è peccato che esistano ancora delle nuove infezioni. Mentre per l’epatite C sono piuttosto i programmi di prevenzione, soprattutto nel mondo della tossicodipendenza con la distribuzione di materiale sterile, che hanno permesso di ridurre il rischio di trasmissione. Per l’epatite C non c’è un vaccino, però esiste una terapia relativamente semplice, anche se carissima, ma molto efficace”.

Chiudiamo con le zecche, croce di ogni escursionista, anche se il virus che trasmette la Meningoencefalite FSME, endemico nelle altri parti della Svizzera, ha finora risparmiato il Ticino. “Negli ultimi anni ci sono stati pochissimi casi, al massimo 3-5, che forse sono stati acquisiti nel nostro cantone. Sappiamo che in zone discoste, soprattutto in alta Vallemaggia, il virus è stato trovato nelle zecche, probabilmente portate dalla migrazione di ungulati dal Vallese. Sicuramente il virus comincia a essere presente, ma non si conosce ancora bene l’epidemiologia in Ticino”. La raccomandazione di Enos Bernasconi è comunque chiara: “Dobbiamo essere sempre sempre più proattivi nell’offrire il vaccino a tutte le persone che fanno attività all’aperto in Svizzera. Visto che nei Grigioni, e anche in Mesolcina, la vaccinazione contro la FSME è raccomandata, lo stesso dovrebbe valere per un ticinese che probabilmente non andrà solo nei boschi, diciamo, del Luganese ma anche in zone dove occorre stare molto attenti”.

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Notiziario

Notiziario 26.09.2024, 14:00

                

               

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