Bene ma non benissimo. L’assistenza ai minori alla Clinica psichiatrica cantonale di Mendrisio deve essere migliorata. A dirlo è la Commissione nazionale per la prevenzione della tortura che, lo scorso anno, ha analizzato le strutture carcerarie e quelle psichiatriche in Svizzera.
La criticità segnalata nella struttura di Mendrisio, in sostanza, è che pazienti adulti e minorenni si trovano a vivere e ad essere assistiti negli stessi spazi; una situazione giudicata inadeguata dalla Commissione.
I numeri, spiega Rafael Traber, direttore medico dell'OSC, parlano di 40 ammissioni di minori (su 1'700), che rimangono più o meno 30 giorni: "Vuol dire che ci sono due/tre adolescenti in clinica nello stesso momento. Ma lavoriamo già da tanti anni anche su un progetto per gli adolescenti, un reparto per adolescenti, che manca in Ticino e questo è un problema".
Un problema quindi già noto e anche in crescita. "Nell'elaborazione della prossima pianificazione socio-psichiatrica si proporrà la creazione di un piccolo reparto per il ricovero di adolescenti", spiega Paolo Bianchi, direttore della divisione della salute pubblica. "Per certi versi è un passo in controtendenza rispetto all'evoluzione della psichiatria, che porta a cercare di de-istituzionalizzare, quindi di evitare ricoveri stazionari, però ci si accorge che per certe situazioni forse anche il distacco da questo ambiente è un elemento della terapia, così dicono gli specialisti".
La clinica psichiatrica di Mendrisio esce comunque bene dal rapporto. La Commissione federale per la prevenzione della tortura rileva che vi è una tutela molto importante della libertà individuale dei pazienti in questa struttura.
Il rapporto completo e dettagliato verrà ora inviato al Consiglio di Stato, il quale dovrà fare le sue osservazioni.
CSI/Darco DeGrussa/M. Ang.