Ticino e Grigioni

“Gli apprendisti hanno bisogno di ascolto”

Voce alle ragioni che portano i giovani a interrompere il loro percorso di tirocinio, ma anche ai possibili rimedi: “Lavoriamo sulla formazione dei formatori in azienda”, dice il Cantone

  • Oggi, 05:36
  • 2 ore fa
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Apprendisti e problemi psicologici

Il Quotidiano 18.06.2025, 19:00

Di: Il Quotidiano/Sulmoni/Spi 

Terminare la scuola media e affacciarsi al mondo del lavoro. Un cambiamento importante, una sfida che non tutti riescono ad affrontare e a gestire. Due terzi degli apprendisti in Svizzera, secondo un sondaggio, soffrono di problemi psicologici. Fragilità pregresse o nuove, legate sia alla sfera professionale che personale.

“Il problema è più legato al fatto che l’apprendistato è un percorso impegnativo. Che richiede forza e capacità di gestire da soli, e in modo autonomo, tutto il percorso, soprattutto quello scolastico”, dice ai microfoni del Quotidiano Sara Rossini-Monighetti, coach per aziende e apprendisti. “Paradossalmente - sottolinea - facciamo entrare in apprendistato chi ha già delle difficoltà. Questo porta a un senso di smarrimento, al non sentirsi nel posto adeguato e poi, purtroppo, a mollare”.

Per chi si occupa di accompagnare aziende e giovani nel corso del percorso formativo, dunque, non si tratta tanto di concedere più tempo libero e vacanze. “I giovani - sostiene ancora Rossini Monighetti - hanno bisogno di ascolto, di un accompagnamento e di qualcuno che dia loro gli strumenti per portare avanti il loro apprendistato. Ma, soprattutto, per diventare poi professionisti nel loro settore”.

Un approccio non sempre semplice, in una realtà economica fatta soprattutto di piccole e medie imprese. “È chiaro che nella situazione ideale - osserva Luca Albertoni, direttore della Camera cantonale di commercio (CC-TI) - bisognerebbe fare in modo che ci sia la possibilità anche di occuparsi dell’apprendista non solo dal punto di vista formativo e tecnico-professionale, ma anche da quello umano. Questa è una sfida importante e ci sono delle difficoltà oggettive per le aziende che sono oberate da tantissime priorità. Cerchiamo di affrontare il problema in modo positivo, per risolverlo dove possibile”.

Dal sondaggio, condotto dal centro di competenza psichiatrica WorkMed, emerge anche che, in caso di fragilità i giovani non si rivolgono all’ispettorato del tirocinio e all’ufficio formazione professionale. E per oltre un quarto di loro la problematica andrebbe affrontata attivamente da parte di tutti gli attori della formazione professionale. “Abbiamo una rete importante, che va dal docente, al direttore scolastico, ai mediatori, agli ispettori di tirocinio, alle aziende formatrici - dice Oscar Gonzalez, aggiunto al direttore della Divisione formazione professionale (DFP) -. Tutti assieme costituiscono una rete che deve ascoltare il giovane. Si sta lavorando anche per sensibilizzare maggiormente i formatori. Lavorando quindi anche sulla formazione dei formatori in azienda per avere una modalità di ascolto al passo con i tempi e le situazioni”. Senza dimenticare l’importante ruolo dei genitori.

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