Ticino e Grigioni

Pedrazzini: “La satira in Ticino? Siamo messi piuttosto male”

La scomparsa del fondatore del Cabaret della Svizzera italiana è l’occasione per riflettere su un’arte, soprattutto se applicata alla politica, che è anch’essa sparita

  • 10 settembre, 19:05
  • 10 settembre, 19:59
Le riflessioni di Luigi Pedrazzini sulla satira in Ticino.jpg
Di: SEIDISERA/RSI Info 

Renato Agostinetti è morto, ma anche la satira in Ticino non se la passa molto bene. La scomparsa del fondatore e autore dei testi del Cabaret della Svizzera italiana ha ricordato a tutti come questa arte graffiante sia ormai diventata merce rara. Un tema che la RSI ha affrontato con Luigi Pedrazzini, presidente dell’allora PPD (oggi il Centro), ma anche della CORSI e attualmente vicepresidente del Film Festival di Locarno. Una grande esposizione, significa anche punzecchiature. Che ricordo ne ha? “Ho un ricordo molto riconoscente del Cabaret di Renato Agostinetti, dei suoi attori e cabarettisti perché mi hanno regalato, ci hanno regalato, dei momenti indimenticabili di satira ma anche di riflessione. Quando è ben fatta, quando non è, come dire, ideologica, la satira fa riflettere, impone a ognuno di noi di guardarsi dentro e di sorridere, di fare dell’autoironia. Ma ci permette anche di cogliere i limiti, qualche volta, del nostro lavoro”.

Concorda che lo stato della democrazia di un territorio è dato anche dalla satira che vi si pratica?
“Concordo. La satira penso sia un ingrediente importante per la democrazia. Un po’ perché smitizza il cosiddetto potere, ne mette in evidenza i limiti, le contraddizioni, ma poi, paradossalmente, lo può anche umanizzare e rendere più vicino alla gente”.

Come sta di conseguenza il Ticino, dove la satira politica è assente da diversi anni. C’è stato il Cabaret della Svizzera italiana, il quindicinale Il Diavolo ha chiuso nel 2017...
“Oggettivamente, in termini di satira, di capacità di sorridere di quello che facciamo, di noi stessi, del potere, non stiamo bene, anzi siamo messi piuttosto male. Ma qualche volta ho l’impressione che questa difficoltà esiste anche a livello di confronto sulle scelte della politica, sugli orientamenti, sulle mode. Ho l’impressione che non siamo più capaci di dialogare con la necessaria distanza e, lo dico tra virgolette, con la necessaria ‘cattiveria’, sorridendo nello stesso tempo. Perché la satira non attacca soltanto i politici. La satira mette in contraddizione anche le mode, le tendenze. Il nostro modo di vivere quindi tocca tutti noi, non soltanto il potere”.

Spesso si sente dire che in Ticino non si può fare satira, perché ci sono troppe conoscenze e comunque pressioni, reazioni. È così oppure manca magari del coraggio?
“Secondo me c’è spazio, ma purtroppo ho l’impressione che manchino le persone. Personalità come Agostinetti, che sanno cogliere le contraddizioni e mettere in evidenza quell’aspetto che fa ridere, ponendo magari anche in giusta difficoltà chi è toccato dalla satira. Ma forse manca anche la cultura stessa della satira, che una volta era più diffusa. Io ricordo anche politici, un nome fra tutti, come maestro della satira, è quello di Alex Pedrazzini. Era consigliere di Stato, ma coltivava la capacità di fare umorismo. Ecco, oggi ho l’impressione che questa capacità di cogliere le nostre contraddizioni, di guardarci allo specchio e di sorridere, sia venuta un po’ meno”.

Ricordo di Renato Agostinetti

SEIDISERA 10.09.2024, 18:49

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