Una cittadina latino-americana deve lasciare il Ticino e la Svizzera, nonostante, tra le altre cose, sia stata colpita alla testa con una sedia ed afferrata al collo dall’ex marito. Deve andarsene, perché, sostengono le autorità, per un periodo che le servirebbe per raggiungere i tre anni di vita coniugale necessari a restare, non sarebbe stata col marito in nome dell’amore ("in nome di un'unione coniugale reale"), ma per proteggere la figlia avuta in comune dalle angherie di lui. È in sostanza quanto è stato deciso dall’autorità cantonale prima e poi, in una recente sentenza, dal Tribunale federale (TF).
Via coi figli
La donna ha sposato il cittadino elvetico nel maggio 2007, poi è stata raggiunta in Svizzera anche dai suoi figli, avuti da una precedente relazione. Un anno dopo si sono verificate le prime violenze domestiche, tanto che madre e figli sono stati trasferiti in una struttura protetta per alcuni mesi. Il marito violento è stato condannato e la donna ha deciso di tornare da lui. Meno di un anno dopo ha però preso casa altrove e ha chiesto la vita separata, poiché l’ex amato beveva e diventava spesso violento. Voleva, a suo dire, tutelare la sua incolumità e quella dei figli.
Lui chiede il divorzio
L’uomo ha però chiesto il divorzio e si è trasferito all'estero. Per questo motivo, ad inizio 2011, il Cantone ha revocato il permesso a madre e figli stranieri. La donna ha ricorso fino a Mon Repos per non dover rientrare in patria, spiegando che l’unione coniugale aveva superato i tre anni e che si era integrata. Lo ha fatto invano, visto che il TF ha respinto le sue motivazioni.
Da.Pa.