Nei Grigioni il predatore perde forse un po’ di pelo, ma non il vizio. Fuor di proverbi, nel cantone retico nascono più lupi di quanti ne vengono abbattuti e il numero delle predazioni non scende.
Numeri alla mano, il bilancio sembra negativo. Con la fine della stagione alpestre, terminata a settembre con il rientro del bestiame, sul fondovalle si contano 186 capi sbranati tra pecore e capre, una cifra quasi identica a quella registrata nel 2024, quando le predazioni erano state 187, constata ai microfoni di Grigioni sera, Sandro Michael, direttore dell’Unione Agricoltori dei Grigioni.
Passando in rassegna il monitoraggio mensile sulla gestione del lupo, appena pubblicato dall’Ufficio per la caccia e la pesca, potrebbe sorgere qualche dubbio sull’efficacia della campagna di regolazione promossa dalle autorità retiche. Ma per i contadini la chiave di lettura è un’altra: “Bisognerebbe piuttosto domandarsi quante predazioni si conterebbero oggi se lo scorso inverno Coira non avesse dato il via libera all’eliminazione di interi branchi di lupi, oltre all’uccisione di una serie di cuccioli”. Il problema, prosegue Michael, è che, nonostante l’accresciuto sforzo di guardiani della selvaggina e cacciatori, la presenza del lupo si sia rafforzata in terra retica.
I 48 predatori abbattuti negli ultimi quattro mesi del 2024 sono ampiamente compensati dalle nascite. Settanta i cuccioli conteggiati l’anno scorso, cui si aggiungono i 48 censiti nei primi nove mesi di quest’anno. Una crescita dell’effettivo di lupi, adesso oltre quota 100, che si riflette nel numero di branchi appena saliti a 14, due dei quali si muovono anche fuori dai Grigioni.
La regolazione proattiva, osserva il direttore dell’Unione Agricoltori, ha dunque rallentato, ma non arrestato l’espansione del predatore. Basti dire che della cinquantina di lupacchiotti nati quest’anno, solo 30 possono essere eliminati. Non ci sono allora critiche da muovere al Cantone che, a detta di Michael, sfrutta il margine di manovra concessogli dalla nuova ordinanza sulla caccia. “La verità è che le disposizioni di legge entrate in vigore alla fine del 2023 rappresentano un passo avanti, ma certo non la risposta definitiva alla minaccia portata dai grandi predatori”.
Tra gli allevatori cresce l’inquietudine. I più preoccupati, al termine dell’ultima stagione dell’alpeggio, erano quelli bassoengadinesi, rivela Sandro Michael. Nell’area orientale dei Grigioni, non bastasse la recente formazione di due branchi di lupi, ha far salire l’apprensione è stato l’arrivo dell’orso.