Dopo quasi 9 anni e tre rinvii a giudizio, in Ticino la Corte delle assise criminali ha condannato il cosiddetto “re dei ponteggi” a 3 anni di detenzione, di cui un anno e mezzo da scontare. La Corte ha invece ritenuto il caso di rigore e ha deciso di non espellere il 50enne kosovaro dalla Svizzera.
La Corte ha confermato il reato di bancarotta fraudolenta e frode nel pignoramento per aver utilizzato fondi dalla sua società di ponteggi per scopi personali o per aprire e alimentare altre società sempre nel settore. “Utilizzava i conti della sua azienda come se fossero le tasche del suo mantello”, ha detto il presidente della Corte, il giudice Amos Pagnamenta, “spostava il denaro da una tasca all’altra a suo piacimento”. Si chiude così, almeno per il momento (la difesa non si è espressa su un eventuale ricorso), una vicenda che era scoppiata nel 2017 e che aveva investito l’Ufficio ticinese della migrazione.
Nel corso del dibattimento due settimane fa, per l’imputato la procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis aveva chiesto una condanna a quattro anni e mezzo di carcere, oltre all’espulsione dalla Svizzera per 8 anni, mentre la difesa si era battuta per il proscioglimento dai principali capi di accusa.
I fatti - per i quali l’uomo aveva già trascorso quasi un anno in carcere preventivo fra il 2017 e il 2018 - erano venuti alla luce nel quadro del cosiddetto “scandalo dei permessi facili”.








