L’inchiesta sulla cosiddetta "banca della camorra" operante tra Lombardia, Ticino e Ungheria, giovedì ha portato alla condanna dei sei arrestati in Italia a fine 2015 per un giro di milioni di euro, prestiti ad usura e riciclaggio. Tra di loro anche il 32enne Filippo Magnone che, all’epoca dei fatti, abitava a Morbio Inferiore. Gli sono stati inflitti quattro anni di reclusione.
A Vincenzo Guida e Alberto Fiorentino, ex componenti della "Nuova famiglia", sono stati inflitti rispettivamente a 12 anni e 3 mesi e a 10 anni e 8 mesi di carcere quali principali artefici delle operazioni finanziarie. Ai loro clienti (imprenditori e costruttori) erano in grado di fornire prestiti da centinaia di migliaia di euro, in contanti, con un preavviso di un solo giorno.
Il denaro del gruppo era mosso da Filippo Magnone, che effettuava i depositi su conti aperti in banche ticinesi intestati a prestanome, e dal fratello residente a Milano. Questi provvedeva a ritirare il contante da consegnare a chi si affidava agli usurai dopo che era stato fatto transitare nel Paese dell’est.
Diem/CSI/M.M.






