Una modalità per accelerare la riforma delle Autorità Regionali di Protezione sarebbe stata trovata. E riguarda l’ambito finanziario, quello più spinoso, della riorganizzazione delle ARP, gli organi che adottano misure di protezione nei confronti di minori e adulti vulnerabili. Non si sbottona il consigliere di Stato Claudio Zali, che con l’arrocchino è diventato il responsabile del dossier, parlano invece i membri della Commissione Giustizia e Diritti (CGD) che ha affrontato lunedì il tema e si dicono moderatamente ottimisti.
“Sappiamo che oggi per le attuali ARP i Comuni spendono circa 13 milioni di franchi - ha detto ai microfoni del Quotidiano il presidente della CGD Alessandro Mazzoleni -. Il nuovo progetto ne prevede 6 in più e l’idea è quella di proporre nel rapporto che si continui, per un periodo determinato, con un cofinanziamento tra Comuni e Cantone. Nella speranza che, alla scadenza di questo termine, le parti trovino una forma di compensazione, affinché il principio di neutralità finanziaria rivendicato nel progetto Ticino 2020 si concretizzi”.

Le figure di riferimento delle Preture di protezione
Un principio, quello del non aumento generale di spese per enti locali e Cantone, già ancorato nel progetto che mirava a riorganizzare l’amministrazione, un cantiere ambizioso ma fermo da tempo. La riforma delle ARP è stata così staccata: “I famosi flussi finanziari non devono impedire l’avanzamento di questo progetto. Un aspetto ribadito stamani dallo stesso onorevole Zali”, ha sottolineato ancora Mazzoleni.

Il presidente della Commissione Giustizia e Diritti, Alessandro Mazzoleni
Il rapporto commissionale, se non ci saranno intoppi, giungerà in aula entro fine anno. Con la “cantonalizzazione” delle ARP, le Preture di protezione saranno quattro. Ogni collegio sarà composto da un pretore, affiancato da uno psicologo e da un esperto in lavoro sociale. Sono poi previste delle sottosezioni - una per Mendrisio, tre per Lugano, due per Bellinzona e Valli, e due pure a Locarno e Vallemaggia.
Ci saranno altri dettagli da discutere come le ubicazioni, le procedure, il numero totale di impiegati, ma gli addetti ai lavori sperano che al più tardi per la fine della legislatura tutti i nodi vengano sciolti.