Dissidi e presunti casi di mobbing all’interno dell’Autorità regionale di protezione (ARP) e dei servizi sociali di Bellinzona? Dopo approfondimenti effettuati dal Laboratorio di psicopatologia del lavoro, ora la politica chiede al Municipio di aprire un’inchiesta amministrativa.
Le testimonianze raccolte dalla RSI parlano di un clima di lavoro difficile, di timore. “Bisogna sperare di entrare e rimanere nelle sue grazie - affermano - altrimenti diventa davvero complicato”. Ma anche di una doppia carica problematica: sia presidente dell’Autorità regionale di protezione (all’80%) sia responsabile dei Servizi sociali (al 20%), sulle cui criticità si era già espresso nel 2019 il Consiglio di Stato, rispondendo a un’interrogazione del Movimento per il socialismo (MPS).
Qualche mese fa i malumori di una decina di collaboratori erano stati raccolti e approfonditi dal Laboratorio di psicopatologia del lavoro, coinvolgendo la quarantina di persone attive in entrambi i settori. Un’analisi sul clima aziendale, i cui risultati - presentati ai dipendenti a fine maggio - avevano evidenziato delle problematiche: un tasso di assenza per motivi di salute superiore alla media svizzera e dell’amministrazione comunale; un’insoddisfazione nel modo di gestire i conflitti; vissuti discriminatori sulla base di gradimenti personali; un numero elevato di dipendenti che ha pensato di cambiare lavoro.
Il relativo rapporto è nelle mani del Municipio di Bellinzona. Ma per il momento non viene rilasciata nessuna dichiarazione, dice il sindaco, interpellato dalla RSI.
Ora un’interrogazione di Lorenza Giorla-Röhrenbach (per il gruppo Verdi/Forum alternativo e indipendenti) insieme ad altri 13 esponenti di diversi schieramenti invita l’Esecutivo cittadino ad aprire un’inchiesta amministrativa. Il testo chiede anche che il rapporto del laboratorio venga analizzato in maniera qualitativa, non solo quantitativa, in modo da capire ad esempio se ci siano stati casi di mobbing, a cui l’analisi non accenna.
La vicenda è seguita da vicino anche dall’Autorità di vigilanza delle ARP. La camera di protezione - contattata dalla RSI - ha detto che la questione, al momento attuale, esula dalla sua competenza, che è unicamente quella di garante dell’applicazione del diritto federale di protezione. Detto altrimenti, fino ad ora non impatta sulle decisioni prese.