Una sostanza potenzialmente dannosa, il TPO, ha costretto i professionisti e le professioniste a gettare tutti gli smalti semipermanenti che la contengono. Dal 1° settembre è infatti in vigore una normativa europea che vieta uso e commercializzazione della sostanza, la quale viene utilizzata per facilitare l’asciugatura degli smalti sotto la lampada UV.
Sotto la lente ci sono allergie e infertilità: chi ha usato questi prodotti finora deve quindi preoccuparsi? “La quantità contenuta negli smalti è davvero molto minima, inoltre l’unghia non ha un grande potere assorbente”, spiega ai microfoni del Quotidiano Patrizia Scauso, membro dell’Associazione estetiste della Svizzera italiana. Peraltro l’effetto tossico del TPO è classificato come presunto.
In ogni caso, la salute viene prima di tutto e operatori e operatrici hanno gettato o riconsegnato ai produttori, quando possibile, gli smalti con TPO. In molti casi con perdite economiche: “A noi l’informazione è arrivata veramente tardi - indica Scauso - e ci siamo ritrovati con capitali anche in istituto”.
Il regolamento
L’Unione Europea ha adottato nel 2008 un regolamento per la classificazione delle sostanze chimiche. Il TPO, ossido di trimetilbenzoil difenilfosfina, fa parte delle sostanze cancerogene, mutagene e tossiche per la riproduzione (CMR) e si trova nella categoria 1B.
Le CMR sono suddivise in tre “classi”: la 1A comprende sostanze per le quali gli effetti dannosi sono certi, per la 1B gli effetti sono presunti e per la 2 non le prove scientifiche non sono ancora sufficienti.
Nell’Unione europea è generalmente vietato l’utilizzo delle sostanze CMR 1A e CMR 1B nei prodotti cosmetici. Per quanto riguarda le CMR 2 viene valutato caso per caso.