“Socialità, modo di comunicare, connessione, comodità, realtà alternativa”. Con queste parole alcuni ragazzi e ragazze delle scuole medie hanno spiegato ai microfoni della RSI cosa rappresenta per loro lo smartphone. Viene usato molto spesso per mettersi in contatto con gli altri e come facilitatore sociale. “Tante amicizie si fanno sui social e dopo ci si incontra”, dice una giovane.
Tra i genitori c’è chi è più preoccupato e chi meno, ma prima o poi la domanda arriva per tutti: “Posso avere il telefono?” Le risposte, ovviamente, variano. Tra chi è più restio, chi la trova una buona idea per mantenersi in contatto coi figli, chi opta per il categorico “non se ne parla”. Differenze che fanno sì che già alle elementari alcuni bambini hanno un telefono proprio e che alle medie a possederlo è la maggior parte dei giovani.
Le famiglie che puntano a resistere devono scontrarsi con il classico “ma tutti ce l’hanno” e anche una volta consegnato, le lotte continuano per far rispettare le regole e i limiti d’utilizzo. Un gruppo di genitori del Luganese ha deciso di unire le forze, creando un’associazione e istituendo un patto digitale al quale tutti possono aderire. L’obiettivo è quello di ridurre la pressione sociale.
“Prevede essenzialmente tre regole: noi diciamo no allo smartphone personale fino ai 14 anni, no ai social fino a 16 anni e poi ci sono delle regole per l’utilizzo di dispositivi condivisi, quindi magari un tablet o un pc di famiglia”, spiega ai microfoni della RSI Olivier Bremer, co-fondatore dell’Associazione 14+.
I 14 anni, un’età fondamentale
Ma perché i 14 anni sono l’età spartiacque? Lo spiega Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva: “Nel cervello dei nostri figli e figlie smette di essere così potente il cervello emotivo, quello che si ingaggia tantissimo in azioni eccitanti, divertenti e comincia invece a prendere il controllo il cervello cognitivo. Quindi diventano molto più capaci di programmare il loro tempo, di dirigere le loro azioni e di motivare i loro obiettivi”.
Ma cosa ne pensano i giovani? Lo abbiamo chiesto ad alcune ragazze e ragazzi delle scuole medie e la maggior parte concorda sul fatto che aspettare fino ai 14 anni è un po’ troppo e chiedono ai genitori fiducia.
Anche i bambini delle elementari hanno una loro idea al riguardo: conoscono i pericoli e si rendono conto che quando usano telefoni e tablet è difficile staccarsi.
Minacciato lo sviluppo delle competenze sociali
Gli smartphone non sono dei semplici telefoni, usandoli bambini e ragazzi possono facilmente incappare in pericoli come pornografia, violenza, cyberbullismo e adescamento online. Ma c’è un altra minaccia da non sottovalutare, che riguarda lo sviluppo di competenze sociali: ”Aumentando la quantità di tempo nell’online i ragazzi fanno poi molte più cose nella vita virtuale e molte meno cose nella vita reale”, ricorda Alberto Pellai. “E in realtà l’allenamento alla vita che serve quando sei in preadolescenza è molto più quello della vita reale, anzi dovrebbe essere esclusivamente quello della vita reale”.

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