Tre imputati - e due procuratori - si presentano in aula questo lunedì mattina a Lugano per il processo del delitto di Aurigeno, di quasi esattamente due anni fa. Era infatti l’11 maggio del 2023 quando l’imputato principale, oggi 44enne, uccise a colpi di pistola il custode delle scuole della località valmaggese, compagno della sua ex moglie. Era l’inizio del pomeriggio, il delitto avvenne all’interno dell’istituto, mentre gli allievi erano in classe.
Per l’uomo il capo di imputazione principale è di assassinio, ma la lista è più lunga e comprende anche l’esposizione a pericolo della vita altrui, per il rischio fatto correre a docenti e ragazzi. Le indagini hanno permesso di appurare che l’uccisione della vittima fu un atto maturato nel tempo. Già nel luglio del 2022 l’imputato aveva lasciato delle bottiglie molotov sia vicino alla scuola che alla casa del custode. C’erano state inoltre delle minacce.
Accanto a tutto questo, c’è il dramma di tre giovanissimi che quel giorno del 2023 rimasero orfani. Nel 2021 avevano già perso la madre, anche lei uccisa, a Emmenbrücke.
La pistola e lo scandalo dei permessi
Insieme all’autore del delitto, compaiono a processo anche il 33enne che fornì la pistola e la donna che fece da tramite fra i due. Il primo, in particolare, non è sconosciuto alle cronache ticinesi. Si tratta infatti dell’impresario arrestato nel 2017 per aver corrotto un funzionario dell’ufficio cantonale della migrazione. Era il cosiddetto “scandalo dei permessi” che aveva toccato il Dipartimento delle istituzioni. L’uomo verrà giudicato anche otto anni dopo anche per questi fatti. I reati imputati, in questo caso, vanno dalla corruzione di pubblico ufficiale alla falsità in certificati, passando per l’incitazione all’entrata, alla partenza o al soggiorno illegali.
Per la complessità dei fatti e il numero degli interventi previsti, il processo presieduto dal giudice Amos Pagnamenta è previsto su cinque giorni.