Reportage

Viaggio tra i lingotti ticinesi, risparmiati dai dazi di Trump

Simone Knobloch, direttore della Valcambi di Balerna, la più grande raffineria di oro al mondo: “Per noi sin dall’inizio era chiaro che non eravamo soggetti alle tariffe di importazione”

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L'oro fra dazi e massimi storici

SEIDISERA 25.09.2025, 18:00

  • © VALCAMBI SA
Di: SEIDISERA-Marzio Minoli/joe.p. 

Negli ultimi mesi l’oro è stato al centro dell’attenzione. Dapprima la voce, poi rivelatasi infondata, che sull’oro esportato negli Stati Uniti sarebbero stati applicati i dazi del 39%. Ma anche perché il prezzo di questo metallo prezioso ha raggiunto i suoi massimi storici, sfiorando i 100’000 franchi al chilogrammo. Per conoscere meglio il mondo dell’oro, quello fisico, SEIDISERA è andata alla Valcambi di Balerna.

“Il materiale di miniera può arrivare in diversi formati”. A parlare è Simone Knobloch, direttore della Valcambi, la più grande raffineria di oro al mondo. La capacità di trasformazione annuale arriva a 2’000 tonnellate di oro. Normalmente però questa industria viaggia a metà regime, quindi circa 1’000 tonnellate. Un controvalore, ad oggi, di 96 miliardi di franchi.

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Lo stamping dei lingotti d’oro alla Valcambi di Balerna

RSI Info 25.09.2025, 17:14

Se qualcuno si immagina luoghi blindati, con porte di acciaio spesse mezzo metro, si sbaglia. Ci sono misure di sicurezza estremamente efficaci, ma come, ogni sistema di sicurezza che si rispetti, sono poco visibili. Gli ambienti della Valcambi a prima vista potrebbero essere i locali di qualsiasi altra industria. La differenza è che qui, si trova pure una cassa di legno piena di pallini d’oro...

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I pallini d’oro della Valcambi di Balerna

RSI Info 25.09.2025, 18:02

La Valcambi è una delle tre aziende di raffinazione dell’oro presenti in Ticino, assieme alla Argor-Heraeus di Mendrisio e la Pamp di Castel San Pietro. Ma come mai il Ticino è diventato il centro mondiale di raffinazione dell’oro? “Il motivo - spiega ancora Simone Knobloch a SEIDISERA - è soprattutto storico. L’Italia in passato era il maggiore produttore di gioielleria al mondo. E la Svizzera era il porto sicuro nei periodi durante i quali in Italia c’era molta incertezza politica e fenomeni di terrorismo. Questo ha fatto sì che si creasse un ecosistema, che rende il tutto molto efficiente”.

Per noi sin dall’inizio era chiaro che l’oro da investimento non potesse essere soggetto alle tariffe di importazione

Simone Knobloch, direttore Valcambi

Il 7 agosto scorso un articolo del Financial Times ha raggelato il sangue dei raffinatori. L’articolo diceva che anche l’oro esportato negli Stati Uniti sarebbe stato soggetto ai dazi del 39%. Sarebbe stata una catastrofe. Fortunatamente il tutto si è risolto. L’articolo infatti era impreciso e ad oggi il tutto è tornato alla normalità. “Per noi sin dall’inizio era chiaro che l’oro da investimento non potesse essere soggetto alle tariffe di importazione. E il settore, dal nostro punto di vista, non dovrebbe subire alcun dazio perché il mercato stesso mondiale dei metalli da investimenti non lo potrebbe sopportare”, prosegue Knobloch.

Ma tutto questo oro raffinato a cosa è destinato? “La maggioranza dell’oro prodotto da Valcambi va nel settore da investimento. Produciamo barre da 12,5 chili, fino a pezzi più piccoli, come quello da 0,5 grammi. Sono sia prodotti fusi, squisitamente per il settore investimento, oppure per essere trasformati in leghe per il settore della gioielleria e orologeria, oppure ancora prodotti coniati per i piccoli investitori”, conclude Simone Knobloch.

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Lo stabile Valcambi a Balerna

  • © Ti-Press / Benedetto Galli

E avviandosi verso l’uscita della Valcambi, bisogna prima di tutto passare un ultimo controllo di sicurezza. Un controllo sulla persona per evitare che qualcuno esca con degli scarti di lavorazione... perché qui gli scarti valgono molto, anzi moltissimo.

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