C’è chi non ha più un salario; chi, pur incassandolo, a malapena fatica a stare a galla; chi si arrabatta tra occupazioni precarie, chi sta troppo male per poter continuare a lavorare, ma non abbastanza per aver diritto all’assicurazione invalidità. E poi c’è chi non ha più altra scelta, se non quella di finire in assistenza. Anche nella ricca Svizzera, sono tante, tantissime le persone che vivono in queste situazioni. E sono tante, in particolare, nel Canton Ticino, che - con il 14,5% della popolazione sotto la soglia di povertà - gode di un triste record a livello elvetico.
Ma chi c’è davvero dietro questo numero? Come vive, anzi, come sopravvive una persona che a malapena supera i 2mila franchi di entrate al mese? E una famiglia di 3, 4 o magari 5 persone con meno di 4mila franchi?
Patti chiari ha incontrato e seguito alcune di queste persone nella loro vita quotidiana, tra difficoltà, sacrifici, ostacoli, e anche tante contraddizioni. Perché gli aiuti ci sono - e per fortuna - ma a volte la rete di salvezza rischia di trasformarsi in una gabbia nella quale è difficile aprirsi un varco per riprendere a camminare da soli.
E allora, a chi si può chiedere aiuto? Quando vale la pena farlo, per evitare che poi rialzarsi diventi davvero difficile? Quali sono gli strumenti per combattere questo fenomeno? E quanto funzionano?
Viaggio nelle storie di chi ce la sta mettendo tutta, ma fatica a uscire dalle sabbie mobili della povertà.
Questa sera in studio con noi c’erano Fra Martino Dotta, Direttore Fondazione Francesco, Cristina Oberholzer Casartelli, Capa sezione sostegno sociale Canton Ticino, e Jacqueline Darani, cittadina.
Prese di posizione
- Presa di posizione - ISTITUTO DELLE ASSICURAZIONI SOCIALI - IAS
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