PROVVEDIMENTO SUPER CAUTELARE BLOCCA L’EMISSIONE di Patti chiari sugli inquinanti eterni, i cosiddetti PFAS
Il titolo è di quelli che vanno dritti all’obiettivo: Inquinanti eterni, ovvero gli PFAS, sostanze per- e polifluoroalchiliche . L’industria ne fa uso da decenni e contaminano terra, acqua e cibo. In Europa ci sono almeno 2000 punti in cui la contaminazione raggiunge punti da rivelarsi pericolosa per la salute.
E la Svizzera, anche quella italiana, non è affatto risparmiata.
Partendo da queste informazioni il programma Patti chiari ha indagato sui luoghi, sulle fonti ed è andato alla ricerca dei PFAS nelle acque di fiumi e laghi, visto che proprio lì confluiscono questi inquinati eterni prima di essere assorbiti dai pesci.
Questo il tema che il programma della Rsi dedicato ai consumatori aveva in programma questa sera.
Il servizio previsto è stato però oggetto di una decisione supercautelare, emessa oggi dal pretore di Ginevra su richiesta dei legali di una importante azienda ticinese, che ci vieta di rendere pubbliche le informazioni che avevamo raccolto. Il magistrato ha deciso - come gli consente la legge - senza aver sentito Patti chiari .
L’inchiesta di Patti chiari oltre a svelare i punti critici mostra anche quali sono i laghi i fumi più inquinati da PFAS grazie all’analisi effettuata su 30 pesci pescati in tutta la Svizzera.
Il Ticino è in vetta a questa poco invidiabile classifica con alcuni pesci che hanno assorbito quantitativi di PFAS davvero preoccupanti per la salute umana.
Questi inquinati sono composti chimici che – spesso a nostra insaputa – ci accompagnano nella vita quotidiana. Si trovano ovunque: padelle, tessuti impermeabili, imballaggi, schiume antincendio, perfino nella carta igienica.
Nell’Unione europea si sta valutando se inasprire regole e divieti e anche in svizzera – dove dal 2011 due di queste molecole sono già state bandite - ci si interroga. Insomma, un tema di grande interesse pubblico e proprio per questo motivo la RSI, pur rispettando l’ordine del pretore, si riserva di utilizzare tutti gli strumenti legali a disposizione per poter far fronte adeguatamente al suo dovere di informazione.
Trote, persici, lucci: hanno abboccato dal Lago di Lugano al Lemano, da fiumi e torrenti della Svizzera tedesca a quelli della Svizzera italiana. Abbiamo anche gettato l’amo in qualche piscicoltura. E alla fine abbiamo servito a un laboratorio specializzato ben trenta campioni, di cui dieci provenienti dalle acque del Canton Ticino e del Grigioni italiano. Obiettivo: analizzare i pesci elvetici che mettiamo sulle nostre tavole, per scoprire se e in che misura hanno “assorbito” i famigerati PFAS, sostanze che troviamo in moltissimi oggetti del nostro quotidiano, e che con il tempo hanno contaminato l’ambiente.
Gli PFAS sono ovunque, sono il simbolo della vita contemporanea. Li troviamo nei tessuti sportivi, sono nei prodotti fitosanitari, nei cosmetici, nelle schiume antincendio, nelle pentole di teflon e nelle scioline degli sci: penetrano nella terra, vanno nell'aria, nell'acqua. E lì restano tanto tempo, talmente tanto che si sono guadagnati il soprannome di inquinanti eterni.
Una recente inchiesta di un consorzio di 18 redazioni giornalistiche europee ha portato alla luce la presenza in Europa di 17mila siti contaminati. Tra questi ci sono oltre 2000 “hot-spot” ovvero: luoghi in cui la contaminazione raggiunge livelli tali da rivelarsi pericolosa per la salute. Ce ne sono anche in Svizzera. E la Svizzera italiana non è affatto risparmiata. E allora la domanda sorge spontanea: se questi PFAS sono così presenti in aria, terra e acqua anche alle nostre latitudini, quanti ne ritroveremo nei nostri pesci di lago, che finiscono poi nei nostri piatti? E come fare a gestire questi contaminanti ora che sono dappertutto?