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Comunque una vittoria per #MeToo

Sentenza Weinstein: sia accusa e difesa cantano vittoria, ma…

  • 24 febbraio 2020, 21:53
  • 9 giugno 2023, 22:36
Harvey Weinstein a Manhattan per il processo

Harvey Weinstein a Manhattan per il processo

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Di: Massimiliano Herber

Dall’inizio del processo Harvey Weinstein arrivava in tribunale con il deambulatore, oggi sappiamo che ha lasciato il palazzo di giustizia con le manette ai polsi. Colpevole. La durata della pena – da un minimo di 5 a un massimo di 25 anni – sarà comunicata l’11 marzo, ma l’ex produttore cinematografico è già in carcere a New York.

Durante la sua arringa difensiva, due settimane fa, il suo avvocato Donna Rotunno aveva ricordato che non si trattava di giudicare la moralità del suo cliente ma i fatti. E stando ai fatti la giuria popolare – 7 uomini e 5 donne – ha stabilito che il 67enne fondatore della Miramax è colpevole di aggressione sessuale e stupro.

Si può obiettare dicendo che non vi è l’ergastolo, che l’accusa più grave (“atteggiamento predatorio”) è caduta, che i giurati non erano unanimi su tre dei cinque capi d’accusa, puntare l’indice contro le testimonianze imperfette delle due accusatrici, ma con la sentenza odierna è caduto un velo, è crollato il muro di omertà e di ambiguità che proteggeva il mondo luccicante di Hollywood.

Weinstein colpevole

Telegiornale 24.02.2020, 21:00

E quanto fosse alto e robusto quel muro lo si è visto durante la lunga e difficile inchiesta giudiziaria seguita all’indagine giornalistica che aveva svelato le ombre che sino a quel 2017 erano ridotte a dicerie a pettegolezzi; dalle accuse di oltre 80 presunte vittime accumulatesi nel corso degli anni e che non hanno potuto arrivare in aula; dall’isteria mediatica che ha accompagnato ogni passo del processo.

Quello di Harvey Weinstein non era soltanto un terribile caso di cronaca, ma la rottura di un argine, l’inizio di un processo non all’orco, non al mostro, ma al “maschio predatore”. Sarebbe illusorio pensare che il più profondo cambiamento culturale auspicato sia ora la norma del mondo dello spettacolo e del cinema, del lavoro. Sarebbe illusorio credere che basti il giudizio di una giuria. Ma il verdetto di colpevolezza odierno è uno spartiacque che segna un prima e un dopo. Non c’è delitto senza castigo. Non c’è giustizia, senza coraggio. Per questo è una vittoria per il movimento #MeToo, contro ogni sopraffazione, molestia e violenza sulle donne.

USA, Weinstein è colpevole

Telegiornale 25.02.2020, 13:30

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