"Mio cognato mi ha informato del golpe". Queste le parole del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, in un'intervista rilasciata ad Al Jazeera. "All'inizio non ho preso la minaccia sul serio, ha proseguito, ma appena l'intelligence ha verificato il pericolo, abbiamo lasciato l'hotel in sicurezza con il ministro dell'Energia e siamo arrivati a Istanbul".
In Turchia il colpo di stato "è stato organizzato da una minoranza, che rappresenta un'organizzazione terroristica, che voleva imporre la propria volontà alla maggioranza della popolazione", ha poi aggiunto Erdogan.
Intanto, il clima nel paese si fa sempre più cupo: ci sono notizie di "estese torture" contro militari detenuti in isolamento alla centrale di polizia di Ankara, rilanciate da Amnesty International, che denuncia una repressione di proporzioni eccezionali anche sulla stampa, proprio mentre i giornalisti cercano di indagare sui misteri del golpe. Almeno 24 radio e d emittenti televisive considerate vicine a Fethullah Gülen (colui che Erdogan ritiene l'organizzatore del colpo di Stato) sono state chiuse, mentre sono stati ritirati gli accrediti stampa di 35 reporter e arrestato il direttore del giornale Meydan, Levent Kenez.
ANSA/sdr