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Ucraina, un georgiano all’opposizione

Intervista a Mikheil Saakashvili: ricercato in patria, si è appropriato del palcoscenico politico nel Paese in guerra

  • 30 dicembre 2017, 19:00
  • 8 giugno 2023, 14:31
Dice di voler lottare contro la corruzione

Dice di voler lottare contro la corruzione

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In Ucraina si è impetuosamente appropriato del palcoscenico politico. Nelle ultime settimane l’attenzione è focalizzata su di lui: un georgiano (e non un ucraino). Addirittura ex presidente della Georgia: Mikheil Saakashvili. Ricercato nel suo paese con l’accusa di abuso d’ufficio. Nominato in Ucraina governatore della regione di Odessa, nel 2015. Poi è caduto in disgrazia. Ora è apolide. È rientrato con la forza nel paese in guerra. Vuole lottare contro la corruzione. Ha chiesto asilo politico ma il presidente Poroshenko (suo ex amico) vuole disfarsi di lui. Il 3 gennaio prossimo dovrà apparire di nuovo davanti ad una Corte amministrativa di Kiev, per decidere sulla sua domanda di asilo. Lo abbiamo intervistato.

Lei si aspetta di essere espulso, da un giorno all’altro, dall’Ucraina e trasferito di forza nel suo paese natale, la Georgia?

"Certo è molto insolito che un ex capo di Stato di un paese diventi il leader dell’opposizione in un altro paese. Ma è quanto capitato a me. Ci sono molti motivi: ho abitato per molti anni in Ucraina, vi ho studiato, ho molti amici e sostenitori qui. Quando ho creato il mio movimento il potere era molto contrariato. Hanno provato di tutto, recuperando anche dei dossier giudiziari contro di me in Georgia-dossier dichiarati “politici” da Stati Uniti e UE. Tanto che l’Interpol ha rifiutato di agire in seguito a queste accuse di abuso di potere, come dicono i georgiani."

Ma lei cosa farà ora?

"Ci sono due scelte: la deportazione verso l’Europa o l’estradizione verso la Georgia. Ma lì le autorità hanno paura: ho ancora molti sostenitori risoluti, che potrebbero provocare un rovesciamento del potere. Una situazione molto particolare. Io ho deciso di restare qui in Ucraina per combattere fino alla vittoria, fino a quando il popolo si libererà da questo potere corrotto e dagli oligarchi."

È davvero determinato ad andare fino in fondo in questa lotta per il potere in Ucraina?

"Quando mi hanno arrestato qui, migliaia di persone sono accorse. Il giudice ha affermato che la detenzione era illegale. La gente ha affrontato la Polizia e sono stato liberato. Mi sento in debito nei confronti di queste persone. Sono molto arrabbiate, frustrate, deluse, perché l’economia è in caduta libera, la corruzione è all’apice a livello europeo – comparabile a quella di paesi dell’Africa subsahariana. La gente cerca qualcuno che abbia esperienza nel combattere la corruzione (e noi lo abbiamo fatto in Georgia). Cerca qualcuno che non si faccia comprare o intimidire dagli oligarchi al potere in Ucraina."

Lei però non è ucraino...

"Io non sono ucraino, certo. Ma sono molto legato alla gente di qui. Centinaia di migliaia di persone hanno manifestato per sostenere le nostre rivendicazioni, la nostra lotta. Questo porterà ad un cambiamento, senza dubbio. Non so quando, dipende anche dall’Occidente: se bloccasse dei conti bancari di ucraini corrotti aiuterebbe gli attivisti locali, stanchi di questa corruzione. Potenzialmente l’Ucraina è il paese più ricco d’Europa, con le sue risorse. È un paradosso: questi oligarchi controllano tutta la ricchezza del paese, quasi tutti i media, la politica, la giustizia, i tribunali… Al popolo non resta che la protesta pacifica per le strade. Come ex presidente non sono proprio un attivista di strada. Ma adesso in una situazione simile non ci sono altre possibilità."

Quindi ora lei è un rivoluzionario, non è in Ucraina semplicemente per delle riforme?

"L’Ucraina ha avuto 2 rivolte, non delle rivoluzioni. Non hanno condotto ad un cambiamento delle élite. Dall’indipendenza via sono rimasti gli stessi oligarchi, gli stessi politici. La motivazione principale è la corruzione, lo sanno tutti. Ora però c’è una nuova generazione, dei giovani che hanno potuto viaggiare, che sono pieni di ambizioni. Non sono spinti dal denaro: la loro sfida è creare un nuovo Stato. Io sono stato il leader della Rivoluzione delle rose in Georgia. Ma la rivoluzione è cambiamento, nuove istituzioni, miglior qualità di vita. Niente di questo è capitato in Ucraina. È stato il contrario."

Ci può fare un esempio concreto?

"Un esempio: la decisione di aumentare il prezzo dell’elettricità. Può capitare in qualsiasi paese, ma qui l’elettricità è monopolizzata. Uno degli azionisti principali è l’oligarca Rinat Akhmetov, uno dei favoriti dell’ex presidente Janukovic. Ora in affari è partner ufficiale del presidente Poroshenko. Poroshenko stesso decide di aumentare il prezzo dell’elettricità e lui stesso ne approfitta. Non è normale. Molta gente è scontenta: la classe media, i giovani… La seconda rivoluzione ha sollevato molte speranze. Ora sono delusi."

Signor Saakashvili, i suoi avversari politici la definiscono un elemento di destabilizzazione per l’Ucraina. In fondo è ciò che emerge dalle sue spiegazioni: lei vuole comunque destabilizzare il paese.

"Credo che la cosa che destabilizza davvero l’Ucraina è la corruzione, quella del presidente, quella degli oligarchi. La povertà è un grosso fattore di destabilizzazione. Non si può andare avanti se la gente è povera, se abbandona il paese. Milioni di persone ben formate, specializzate, che se ne vanno. Non è normale. È una catastrofe demografica inaspettata in Europa, in un paese ricco di risorse naturali. Ma ora la classe media si è radicalizzata, è il risultato di tutti questi anni di corruzione, di cinismo, di assenza d’un vero cambiamento. Occorre una rivoluzione istituzionale, fiscale… bisogna liberarsi dall’eredità sovietica che ha ucciso questo paese veramente meraviglioso."

Lei però sta giocando col fuoco: 4 anni fa ci sono stati 100 morti tra i manifestanti a Kiev, alcune decine a Odessa (soprattutto della fazione filo-russa), per non parlare della situazione nel Donbas!

"Ci sono sempre dei rischi, ma se l’Ucraina non cambia si disintegrerà. Attualmente la crescita economica è quasi inesistente. Ma occorre che sia dell’11-13 % per salvarsi, per evitare il rischio di una balcanizzazione. Bisogna reagire subito, senza aspettare anni e anni. La gente è impaziente. Ma non credo che ci sia di nuovo il rischio di scontri tra Polizia e manifestanti. Ai tempi di Janukovic le forze dell’ordine (originarie dell’est soprattutto) erano preparate a sparare sulla folla. Ora non è più possibile. Siamo al corrente dei rischi, ma una balcanizzazione sarebbe un disastro per l’Europa. L’avvenire dell’Ucraina è anche quello di tutti i vicini in una regione che è ancora molto fragile."

Lei è pronto a tutto, nella sua lotta. È accusato addirittura di far capo all’aiuto di un oligarca russo – di un paese dunque contro il quale lei ha dovuto combattere una guerra, in Georgia!

"Senti, il signor Putin nella sua recente conferenza stampa ha parlato di me in modo aggressivo. Per lui lo scenario peggiore in Ucraina è quello di una mia vittoria. Ha detto che Poroshenko deve ristabilire l’ordine, deve fare qualcosa con questo Saakashvili. È fuori discussione che possa aiutarmi, farà di tutto per eliminarmi. Dimostra però che alcuni oligarchi in Ucraina sono diventati un po’ matti: non sanno come bloccare questa ondata di proteste, ogni giorno più forte, che porterà un vero cambiamento in Ucraina."

Quindi da parte sua non c’è nessuna virata a 180° nei confronti della Russia?

"Credo che se l’Ucraina si stabilizza ed inizia a crescere ad un tasso dell’11-13% allora è la fine di Putin. Lui ha dichiarato più volte che l’Ucraina non è uno Stato, è semplicemente un territorio che non avrà mai successo. Ma se ci riuscisse sarebbe la sconfitta di tutta quanta la strategia di Putin. Per lui l’Ucraina è qualcosa di assolutamente critico e decisivo."

Pierre Ograbek

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